24 Nov 14

A un certo punto devi aggiustare il tiro

In un momento storico così difficile dal punto di vista economico e vivendo in una realtà che non va oltre la sopravvivenza e l’assistenza, ti chiedi fino a quando sarà giusto puntare in alto a parlare di una ricostruzione di livello con una smart city vera, che non sia solo qualche bus elettrico, con il recupero del patrimonio immobiliare, storico e artistico, che includa anche l’innovazione energetica, e pensi qualche progetto strategico per la vita lavorativa in un nuovo centro storico, fatto per lo più, almeno prima, di uffici pubblici e banche, progetti culturali all’avanguardia oppure ripensare i 19 quartieri del Progetto case non come già degradati e morti ma come possibilità di rinascere in qualche punto dedicandoli ai giovani, agli studenti e alla cultura. Magari qualche quartiere, certamente da pianificare. E non la cultura intesa come l’assegnazione a quell’associazione che domani può portare voti, non questo, ma proprio un nuovo ragionamento che traini la città verso una ripresa qualsiasi e che non la faccia morire. A un certo punto, con una classe dirigente e politica poco all’altezza bisogna però aggiustare il tiro. O almeno bisognerebbe. Perché quello che vorresti stimolare oggi non è tra le priorità di nessuno e più passano i mesi e gli anni e più diventa inimmaginabile, perché le risorse sono sempre di meno, l’emergenza è diventata normalità, i puntellamenti fanno parte di questa vita ormai, non si parla neanche più di manutenzioni, rimanessero lì altri cinquant’anni, fanno parte del patrimonio. Finiremo con l’abituarci anche alle scuole nei container, agli edifici pubblici abbandonati e chi sa quando saranno recuperati, da mostrare tra qualche decennio ai futuri giovani per dire qui, cinquant’anni fa c’era quell’ufficio, ora solo erbacce. Un po’ quello che accade oggi in Irpinia, che ha avuto gli ultimi finanziamenti con l’ultima finanziaria per il terremoto dell’ottanta, ma che pure mostra ancora troppe case distrutte dove qualche disperato vive da abusivo. A stringere il cerchio, L’Aquila potrebbe fare quella fine anche perché il momento economico è veramente terribile, non dovremo mai arrivare al punto di dover pensare solo alle case, quelle che si riusciranno ancora a fare, perché per il resto non ci sarà più niente da fare.