23 Mag 14

Bonus e commissari, la deriva culturale

Se un privato vorrà donare fondi per restaurare un bene culturale, il Governo, con l’art bonus, concederà un credito d’imposta del 65% in tre anni. Non sono sponsorizzazioni, come ha fatto l’Eni finanziando il restauro della Basilica di Collemaggio, in cambio di pubblicità del colosso su cui campeggerà la Basilica, per promozioni e marketing. L’imprenditore Diego Della Valle avrebbe pagato il restauro del Colosseo con lo stesso sistema, ma la proposta scatenò un mare di polemiche. All’Aquila saremmo oggi  pronti a tutto, basti pensare alla cattedrale di San Massimo e anche alla chiesa di San Marco, scoperchiate da cinque anni ormai ed esposte a piogge, neve, gelo e afa solo perché la Curia, proprietaria, non consente allo Stato di fare la gara per i lavori, ed i soldi c’erano, perché non l’ha spuntata con i propri tecnici e progettisti di fiducia. Mentre la città continua a sbriciolarsi dopo il sisma. Come  accade a Pompei, per cui non si riescono a spendere i milioni che l’Ue ha girato, e continuano ad essere nominati commissari su commissari perché diano un segnale di concretezza che pure l’Italia non riesce a dare, nonostante sia il Paese più ricco di cultura, arte e bellezze naturali. L’Italia va avanti con i commissari e con gli incarichi d’oro di cui fanno incetta.  Proprio in queste ore, col decreto per l’art bonus, il Governo ha nominato anche un nuovo commissario per riformare l’Enit, l’Agenzia nazionale per promuovere il turismo, non è mai andata, ha solo ingurgitato milioni, oggi si commissaria per macinarne altri senza venirne a capo. Sperando nell’art bonus e nella magnanimità di qualche riccone che salvi l’arte e L’Aquila. A Pompei saranno assunti venti progettisti, se i fondi Ue destinati alla messa in sicurezza del sito archeologico non saranno spesi entro il 2015 torneranno all’Europa. L’Italia non tutela, non conserva e non promuove più il patrimonio, ha solo preso la via dei bonus, come alle Lotterie. Per gli alberghi c’è un bonus del 30% per le ristrutturazioni, e per le produzioni cinematografiche, il raddoppio del credit tax, il risparmio sulle tasse, fino a dieci milioni di euro. E così invece di ricominciare dalla politica, non faranno altro che alimentare l’ingegno, tipicamente italiano, per prendere più soldi pubblici possibile, senza perdersi troppo nei progetti.