Pierluigi Biondi è pronto per partire. Questa casa sarà di tutti è il tempio civile di questa città e un tempio è sacro perché non è in vendita, ha detto in un passaggio del giuramento, ma bisognerà capire quanto la macchina lo seguirà e se i suoi saranno pronti alla sacralità civica invocata. C’è da mettersi al lavoro subito, Biondi se la dovrà cavare contando su pochi fedelissimi per poi cercare di capire a chi dare fiducia vera e chi saprà dargli una mano per come la intende lui, cioè al primo posto la città. Tra gli altri circolava in Aula la solita gente che non manca mai, sempre lì a presidiare e pronta a chiedere una cortesia appena incroci il loro sguardo. Da decenni. E poi la maggioranza a cui ha dovuto subito tirare le briglie e che solo alla terza votazione ha garantito l’elezione di Tinari alla presidenza del Consiglio comunale. Nelle prime due una fronda vicina a Raffaele Daniele, con una sponda nell’opposizione, avrebbe potuto mandare a vuoto l’elezione ma Biondi con la velata minaccia di riportare la palla al centro con tutte le deleghe, ha rimesso tutti in riga. I vice di Tinari saranno Ersilia Lancia ed Angelo Mancini. Dall’altro lato dell’Aula non si sa ancora chi sarà il capogruppo del Pd, Di Benedetto aspirerebbe a guidare la coalizione, ma la sua leadership è tutt’altro che riconosciuta, se la giocherebbe in Aula con Palumbo, per cui o l’uno o l’altro andrebbe a presiedere la quinta commissione di Garanzia e Controllo che spetta alla minoranza e che vigila sulla legittimità degli atti, ma ci vorrebbe un cavallo di razza che sappia cogliere le più piccole sfumature per giocarsele bene in nome della città. Darebbe una gran bella mano al lavoro dell’opposizione che dovrà ora capire come trovare un’anima e a quale tipo di elettorato far riferimento, perché a ben vedere come si è mosso tra il primo turno ed il ballottaggio c’è poco di fidelizzato e molto scontento da riportare al voto e convincerlo intanto che un po’ di sinistra è rimasta.