17 Giu 14

Arresti per tangenti, lo Stato e la Chiesa

Ancora arresti sulla ricostruzione dell’Aquila e decine di perquisizioni all’alba, per presunte tangenti, falso e corruzione sui lavori nelle chiese delle Anime Sante e Santa Maria Paganica e sui beni culturali, diretti nell’emergenza post sisma con grande competenza, dal vice commissario Luciano Marchetti, alto funzionario di Stato, vicinissimo al Vaticano e da stamattina ai domiciliari. Comunque presente all’Aquila lo scorso ottobre, nonostante avesse terminato il suo compito pubblico da tempo, alla riunione del Comitato misto, italo-francese, per ratificare l’aggiudicazione dell’appalto per il restauro delle Anime Sante, affidato all’Ati italiana Costruzioni spa e fratelli Navarra srl, probabilmente partecipava per conto della chiesa. Per la quale avrebbe presto retto l’Ufficio per la ricostruzione che la Curia stava approntando, volendo gestire in proprio i lavori sulle sue proprietà, senza gara e senza Stato, in un braccio di ferro per cui ancora oggi la cattedrale di San Massimo e la chiesa di San Marco restano scoperchiate. Luciano Marchetti, per conto dello Stato non ha mai gestito nulla in trasparenza. Né la sua contabilità speciale, né la relazione che a fine incarico rimise al commissario Chiodi, il quale la pubblicò, senza mai dire nulla sulla spesa effettuata, Marchetti non ha mai dovuto rendere conto del proprio operato, decise di puntellare l’intero centro storico per salvaguardarne la storia e gestì ogni fase dei puntellamenti su strutture vincolate. Affidati in emergenza e pagati a consuntivo, senza gara e senza alcuna previsione di spesa, per un totale di 200 milioni di euro solo per la messa in sicurezza. Ha poi gestito le chiese dei 54 Comuni del cratere, ha dato incarichi per registrare l’andamento sismico proprio dentro l’Anime Sante, e gestito la copertura della chiesa di Santa Maria Paganica, costata un milione e mezzo di euro e durata pochissimo. Lo Stato non c’era perché in emergenza lo Stato non c’è,  e neanche dopo l’emergenza è mai riuscito ad entrare nella rete di relazioni che la Curia, parificata ad un privato, ha intessuto con tecnici, professionisti, imprese ed alti dirigenti della Pubblica amministrazione per garantire i propri interessi. Le inchieste giudiziarie avranno il loro corso, ma il pubblico nella gestione degli appalti e delle ingenti risorse che piovono su catastrofi e grandi opere deve cambiare sistema. Ferreo e limpido. Fossero anche le Curie più potenti.