Si è tenuta ieri a San Demetrio, la commemorazione dello scultore libico, recentemente scomparso, Ali Wakwak. Da molti è considerato uno dei più importanti artisti del Paese nordafricano, emblema della rivoluzione del 17 febbraio che pose fine alla dittatura della famiglia Gheddafi, era stato per anni in carcere come oppositore del raìs, dopo il naufragio della stagione delle primavere arabe, era dal 2016 in Italia come rifugiato politico, uno status riconosciutogli a seguito delle ripetute minacce ricevute in Libia dagli integralisti, si legge in una nota stampa.
Ali Wakwak, dal giugno di quest’anno era residente a San Demetrio, con la sua arte era in grado di restituire anima alla materia, trasformando oggetti di morte in bellezza e rinascita. Questo grande scultore si serviva del legno e del ferro per raccontare la sua passione, il suo pathos, la sua affezione dell’anima che trovava corpo per mezzo della materia. Le sue esperienze, la sua vita in una nazione attraversata da una storia dolorosa, personale e collettiva, hanno dato ulteriormente forma alla materia raggiungendo un significato ancora più tangibile uomini, donne e animali fatti di elementi di guerra. Vita dalla morte, rinascita dalla latenza di pezzi di ferro che hanno urlato distruzione per molto tempo.
A commemorarlo, il sindaco di San Demetrio, Silvano Cappelli, il vicesindaco Antonio Di Bartolomeo, il giornalista Salvatore Santangelo e la vedova Tahani Hadia, giornalista, fotografa e anche lei rifugiata politica, che ha voluto leggere questo breve ma appassionato messaggio, vorrei ringraziare il Comune di San Demetrio per questo bellissimo gesto che riflette l’autenticità e lo spirito di questa comunità che ci ha accolto. Ringrazio per la generosa partecipazione per il sostegno e l’amore che abbiamo ricevuto. Io e Ali siamo sopravvissuti alla guerra in Libia e l’Italia ci ha abbracciati. La patria è pace, sicurezza, amore e fratellanza. L’abbiamo trovata in tutti voi. Ali giace pacificamente nella terra che amò così tanto.