Il Consiglio europeo ha varato a luglio il pacchetto di sostegni economici da 1.800 miliardi di euro composti dal bilancio pluriennale Ue 2021/2027 e dal Recovery fund, proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Secondo il progetto, il bilancio Ue dovrà avere nei sette anni un volume pari a 1.074 miliardi di euro, da finanziare prevalentemente attraverso i contributi netti degli Stati membri dell’Unione.
Il piano per la ripresa economica invece è pari a 750 miliardi di euro, cioé quanto proposto dalla von der Leyen. Si tratta di 250 miliardi di euro in più rispetto alla proposta originaria presentata a metà maggio dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron.
Dei 750 miliardi euro previsti, 390 miliardi saranno erogati sotto forma di sovvenzioni, che non dovranno essere ripagati dai Paesi destinatari, mentre 360 miliardi di euro saranno distribuiti sotto forma di crediti. Il rapporto tra sovvenzioni e crediti in questo modo si è spostato, nel corso delle trattative, a danno delle sovvenzioni. Infatti, sia la Commissione che l’iniziativa franco-tedesca avevano proposto 500 miliardi in forma di sovvenzioni. Di contro Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, a cui durante il Consiglio si è aggiunta la Finlandia, hanno insistito a lungo sul fatto che dovessero essere previsti esclusivamente dei crediti. Alla fine su questo sono stati costretti a cedere, riporta ancora l’Agi.
Per la prima volta è stata prevista una forma di condivisione del debito. La Commissione europea può quindi emettere titoli comuni sui mercati finanziari. Il debito complessivo di 750 miliardi di euro dovrà essere ripagato dall’Ue entro la fine del 2058, ma inizieremo a farlo nel corso dell’esercizio di bilancio settennale, cioè prima del 2028. Come questo debba accadere dipenderà essenzialmente da come si finanzierà l’Ue: con maggiori contributi nazionali degli Stati membri, una riduzione dei rispettivi bilanci oppure attraverso nuove fonti di reddito. La condivisione del debito fa sì che la Commissione controllerà l’utilizzo degli aiuti, una specie di Tesoreria europea.
Il vuoti della Brexit dovrà essere riempito dagli altri Paesi membri. A cominciare dalla Germania, che dovrà partecipare con un contributo ben più alto. Gli aiuti dovrebbero essere disponibili già all’inizio del 2021, ma alcune forze politiche, con varie argomentazioni, hanno chiesto ulteriori trattative.
I principali destinatari rimangono l’Italia, la Spagna e la Polonia. Il nostro Paese dovrebbe ottenere 81 miliardi circa in sovvenzioni e 127 miliardi in crediti. I singoli Paesi dovranno presentare dei piani di riforma in cui esporranno come saranno utilizzati gli aiuti, sulla base delle raccomandazioni della Commissione.
L’Italia ha già stilato un lista di circa 558 progetti pensati dai Ministeri, ma andrà scremata, così da presentare il piano a Bruxelles all’inizio del 2021 ed utilizzare i circa 208 mld del Recovery Fund. Sicuramente in grandi opere, 5G, sanità e ambiente. 30mld in tre anni per il super bonus e sisma bonus. Detassazione ed aumenti retributivi sul fronte occupazionale, fibra in tutto il Paese, Banca pubblica per gli investimenti ed un fondo di garanzia più importante per le pmi. Servono però le riforme, le vuole l’Ue. E comunque, bisognerà sentire i territori e gli enti locali.