All’Aquila si dibatte sulla sanatoria delle migliaia di casette temporanee, autorizzate il tempo necessario a riavere la propria abitazione agibile dopo il sisma. 1.140 regolarmente registrate presso l’amministrazione ed oltre 3.500 completamente abusive che dovrebbero essere abbattute. Che si trovino ai piedi del Fosso di San Giuliano, lungo l’Aterno o a valle di Mammarella, il sisma del 2009, i cambiamenti climatici e il violento acquazzone di ieri ancora non spaventano abbastanza, si cerca la sanatoria e la politica locale non la può fornire. Nicola Trifuoggi, competente sulla Polizia municipale, in seconda commissione è stato chiaro, solo il Governo può fare un condono, chiunque lo persegua può dunque andare dal politico di riferimento e fare in modo che prema su Renzi per ottenerlo. Altre strade non ce ne sono, chi le promette, prende in giro la gente. Abbiamo un tessuto abitativo dell’emergenza di circa 10mila alloggi, con Progetto case e Map, e nessun tipo di strumento per verificare chi abita dove. Secondo il documento preliminare sul Prg, il Comune dell’Aquila è coperto per il 40% della sua estensione dal Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, sul resto, sono stati gettati 46milioni di metri cubi di edificato, distribuito per quasi 23mila edifici, con una dotazione media che nel 2014 sfiora i 700 metri cubi per abitante. Gli aquilani hanno ritrovato con l’ausilio della politica di Cialente che non ha controllato, la rendita immobiliare, le casette temporanee della delibera 58, che consentiva manufatti per l’emergenza di 95 metri quadri massimo, sono state date in fitto, vendute e realizzate anche con piscina e garage. Oggi, chiedono alla politica che ha chiuso un occhio, il condono. A questo punto Cialente dica che farà: perseguirà gli abusi demolendo velocemente tutto ciò che non è a norma, ma deve fornire i dati del ritorno alla legalità oppure spieghi chiaramente alla città che 3.500 proprietari, sono stai più furbi di altri ed ora godono i frutti della loro furbizia perché non li toccherà nessuno. Una verità la dovrà pur dire alla città.