La verità è che sono sempre meno le attività disposte a riaprire in centro storico. Bisognerebbe oggi immaginare una città diversa, troppi errori. A cominciare dai palazzi che avrebbero potuto aprire i cantieri subito, nel 2009, come Palazzo Centi della Regione Abruzzo per esempio, c’erano fondi disponibili, rientrava lì la Giunta regionale, gli uffici ed intorno le case, come pure su Corso Federico II il cantiere per il Cinema Massimo, che ha aperto solo qualche mese fa. In centro non torneranno le attività che c’erano prima, i negozi per la gran parte avrebbero chiuso i battenti, se non avessero potuto contare su fitti bloccati da decenni che gli hanno consentito la sopravvivenza. A quelli sani, dopo sette anni e nessuna certezza per il futuro gli si chiede di tornare, magari lasciando un’attività che va, riaperta tra mille difficoltà. D’altra parte chi ha riaperto pensando di tornare ad una vita normale, prendiamo le attività e gli uffici nei palazzi su Corso Vittorio Emanuele II quelli che hanno chiuso i cantieri per primi, viene a sapere oggi che gli scavi per i tunnel intelligenti inizieranno nel gennaio del 2017. Quindi dovranno chiudere di nuovo. Può una città ritrovare un minimo di serenità e normalità, oltre alla fiducia nel futuro con questa schizofrenia amministrativa? Il piano commerciale non è pronto, quello che deciderà quanti negozi apriranno e dove, chi ci lavora non dialoga con chi lavora al nuovo Piano regolatore, dal 2017 scadranno tutte le concessioni per il suolo pubblico ed anche lì è prevedibile una nuova anarchia, per una città che non si capisce ancora quale forma prenderà. Intanto a chi ha riaperto in emergenza staccano la luce perché non ha dimostrato di poter continuare, la delibera che proroga per 36 mesi i termini a domanda motivata è in approvazione in questi giorni. Le strutture provvisorie dovranno essere smantellate: e chi ci crede? Le destinazioni d’uso in deroga cancellate: e chi lo farà, in un Paese in cui tutto è concesso? Al settore attività produttive risultano 260 prese d’atto di riaperture commerciali temporanee, 70 di queste in centro storico, sette anni fa ce n’erano 900, pensano davvero che non sia cambiato nulla e che la città possa tornare ad essere com’era prima.