Guardando un video sull’architetto Frank O. Gehry, ho pensato non solo alla grandiosa fantasia con cui ha scomposto le forme, ma anche a come ha saputo integrarle nel contesto urbano per cui le ha create. Dalla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles al Guggenheim Museum di Bilbao, alla Beekman Tower di New York. Passando per la sua casa a Santa Monica, una casa nuova che lascia quasi intatta quella preesistente creando aperture, scoperchiando, inventando nuovi varchi e spazi, usando materiali poveri dal compensato all’alluminio ondulato. Il Museum di Bilbao è un simbolo del decostruttivismo, cioè l’arte di scomporre le strutture per poi riassemblarle liberamente ma sempre in armonia, con i rivestimenti esterni in titanio come il cielo di Bilbao, simili a squame di pesci o ali d’uccello. Attira ogni anno oltre un milione di visitatori, curiosi di ammirare quello che è considerato un capolavoro dell’architettura del Novecento, inaugurato nel 1997, è uno dei quattro musei della Fondazione Guggenheim con Venezia, New York e Berlino, e sta contribuendo al rilancio economico di Bilbao e della provincia basca. Costato 170miliardi delle vecchie lire è una struttura unica, con 19 gallerie su tre piani, passerelle sospese, pietra e vetro, mi perdo nelle descrizioni delle sale, tutto nel rigoroso e perfetto rispetto del contesto urbano in cui si incastra. Com’è perfetta la Casa danzante a Praga di Gehry, ideata per uffici e incastonata su un’area bombardata nel corso della seconda guerra mondiale, con altezze nei tre volumi studiate per non togliere la vista del Castello, mentre le finestre si muovono in continuità con quelle dei palazzi storici dell’epoca. Un successo urbanistico, come tutti i suoi lavori. Secondo Gehry l’architetto deve guardare agli edifici circostanti, che mi piaccia o no li devo rispettare, è una questione di buon vicinato, ha dichiarato. All’Aquila non abbiamo avuto la stessa fortuna, basti vedere il pessimo risultato dello studio tecnico che ha realizzato la nuova sede universitaria al vecchio ospedale San Salvatore, una vera intrusa che non rispetta affatto il contesto, col monastero di San Basilio, in cui avrebbe dovuto innestarsi con armonia. Il capoluogo terremotato non riesce a capire che un’architettura ben fatta o un restauro prestigioso e innovativo, potrebbe essere l’inizio di una nuova economia, per attirare appassionati da tutto il mondo.