Via le rotaie, i pali e le fermate della metro di superficie su via Amiternum e via della Comunità europea, inizio lavori entro l’autunno, fine lavori prevista a primavera, per cominciare a smantellare il già fatto della più grande opera pubblica incompiuta che la città ricordi. 700mila euro, il costo, anticipati dal bilancio comunale, per togliere 25 metri di rotaie al giorno per 3,2 km di binari, ripristinando manto stradale e marciapiedi una volta tolto quel che resta dell’infrastruttura fantasma.
Si parte da queste due strade, si dovrebbe poi aggiungere via Leonardo da Vinci, contando sulle economie dell’appalto su via Amiternum e via della Comunità Europea; su 1mln di euro della Regione con una riprogrammazione Cipe e poi su 6mln e mezzo di euro del progetto Metrobus, per il quale si attende un atto formale dal Ministero delle Infrastrutture. Si tratta dei 7mln di euro mancanti all’intero finanziamento della metropolitana di superficie, che a seguito della revoca della concessione in autotutela nel 2009 da parte dell’amministrazione, diventeranno miglioramento della mobilità con il progetto Metrobus.
Tanto per non gettare tutto alle ortiche.
Doveva diventare il trasporto pubblico all’avanguardia, una tramvia leggera su gomma, 20mila passeggeri al giorno per un project financing con la Cgrt di Eliseo Iannini, 30mln totali di cui 20 dal pubblico e 10 dal privato, che tuttavia non avrebbe corso alcun rischio d’impresa. Ed anzi il Comune dell’Aquila gli avrebbe versato per trent’anni, un canone annuo di un milione e mezzo di euro, per fargli recuperare l’investimento del 40%, mentre la gestione ed il rischio se li sarebbe accollati un altro imprenditore.
Una concessione strana su cui intervenne la Corte di giustizia europea con una sentenza con la quale configurò la violazione del diritto comunitario, la Cgrt avrebbe dovuto vincere un appalto ed accollarsi ogni rischio, la concessione di quei lavori non era legittima. A questa sentenza dovette attenersi il Comune dell’Aquila, annullando nel 2009, in autotutela, ogni atto relativo a quell’affidamento, una decisione impugnata dalla Cgrt, che chiese al Tar un indennizzo e il risarcimento danni. Prossima udienza a novembre, dunque ancora tutto da vedere.
Un annullamento peraltro necessario, altrimenti l’Ue avrebbe attivato una procedura d’infrazione contro l’Italia, che avrebbe a sua volta agito con una rivalsa contro l’amministrazione del capoluogo. Il Tar respinse in toto il ricorso della Cgrt considerando decaduto il contratto stipulato, a causa dell’invalidità della concessione. Peraltro una sentenza del Consiglio di Stato vietò nel 2008 il passaggio della metro su via Roma, per le vibrazioni nocive sui palazzi antichi, oltre ai numerosi problemi come il pagamento dei vagoni o continui ritardi che hanno sempre intralciato la grande opera. Vedremo se la Cgrt otterrà il rimborso dei lavori già fatti.
Le date s’intersecano e s’intrecciano e la vicenda è molto complessa, si cercò anche la via della transazione, sotto l’amministrazione precedente, a 6mln di euro da liquidare all’impresa ancor prima delle pronunce giudiziarie e infatti l’operazione saltò grazie al lavoro certosino della commissione bilancio, guidata da Giustino Masciocco. Che oggi presiede la quinta, la Garanzia e controllo che proprio in questi giorni, con la stessa perizia, sta affrontando l’altra mega opera da 80mln di euro che rischia, allo stesso modo, di restare monca, quella per il rifacimento dei sottoservizi nel post sisma 2009. Curioso, peraltro, che nel 2008 il Consiglio di Stato vietò il passaggio della metro su via Roma, per le vibrazioni sui palazzi antichi, parliamo di un trenino elettrico a 15 chilometri orari, ed invece qualche anno dopo, un lotto del secondo stralcio del mega appalto, prevede uno scavo per lo smartunnel in quello stesso tratto. E mancava veramente poco, per raggiungere il capolinea dei Quattro Cantoni della tramvia su gomma.