Quando Antonio Calafati qualche anno fa presentò il suo studio per cui disse all’Aquila di puntare all’Università per la ripresa economica, piuttosto che al turismo, fu aspramente criticato da quanti credono ancora alle chiacchiere da manuale che hanno trovato concretezza solo in rarissime realtà. Firenze e Venezia, per esempio, trovano nel turismo solo il 15% della loro economia e anche fosse il Gran Sasso diventasse la montagna più frequentata del sud, neanche li potremmo pensare questi numeri. L’Aquila non ha voluto fare i conti con la propria realtà che è quella universitaria, in termini secchi, economici e basati su dati reali, e cioè sugli introiti che la città otteneva fino al 2009 dagli affitti, da quanto spendevano gli studenti a cui avremmo dovuto subito puntare in prospettiva per la ripresa, e per scongiurare lo spopolamento. Prima del terremoto avevamo tra gli 8mila e i 9mila studenti residenti, che portavano nel territorio tra i 40 ed i 72milioni di euro l’anno e pur rimanendo più o meno stabili le iscrizioni, intorno alle 20mila, gli studenti residenti dopo il sisma sono stimati tra i 2mila e i 4mila con una perdita di introiti tra i 30 e i 40milioni di euro l’anno una rotta da recuperare secondo gli esperti Ocse, tra cui appunto Calafati, per riportare in città nel prossimo decennio, almeno20mila studenti ma anche amministrativi e docenti da agevolare con fitti favorevoli, riorganizzando poi gli spazi e la mobilità cittadina, per attrarre di nuovo la residenza universitaria. Lo studio fu praticamente accantonato, oggi con la nuova rettrice Inverardi potrebbe iniziare un altro capitolo, quello in cui proviamo a credere concretamente all’ateneo facendo le scelte giuste con strategie adeguate. Il Gran Sasso Science Institute dove studiano e lavorano ricercatori, economisti, urbanisti e scienziati offrirà un utile spazio di discussione, ha iniziato stamattina all’Auditorium del Parco, inaugurando una serie di forum che si terranno nelle prossime settimane, Calafati, che nel centro coordina il dottorato in studi urbani di certo non mancherà di offrire il proprio contributo. Speriamo di essere pronti.