La prima città europea a ricevere nel 2010 l’European Green Capital Award, il premio Ue per standard ambientali elevati, innovazione urbana e riuso delle strutture esistenti è stata Stoccolma per aver riqualificato un’area industriale dismessa, col Piano regolatore del 1990, puntando al riutilizzo delle strutture urbane abbandonate. Segue Amburgo nel 2011, per aver adottato fin dagli anni novanta politiche di sviluppo urbano e di riqualificazione dei quartieri degradati, ripensato il trasporto pubblico e ridotto le emissioni, riconvertito depositi di stoccaggio in edilizia residenziale a basso impatto e spazi pubblici multifunzionali offrendo casi studio, per riqualificare capannoni industriali. Nel 2012 è la città basca Vitoria Gasteiz a ricevere il premio green, per aver distribuito i servizi in punti strategici, adottato fonti rinnovabili, trasformato i rifiuti in energia, introdotto un’illuminazione pubblica a led, recuperando aree dismesse. Il piano urbanistico del 2006 l’ha dotata di un doppio anello verde lungo 30 km, con una cintura esterna destinata a bosco ed una interna costituita da aree naturali protette a circondare il centro antico. La francese Nantes ha vinto nel 2013, per la rinascita ecocompatibile dopo la crisi industriale di oltre vent’anni fa, il piano di riqualificazione dell’Ile di Nantes sulla Loira, un tempo occupata da strutture portuali, ha reso questo quartiere un distretto culturale d’eccezione e un buon esempio di pratica urbanistica. Nel 2015 il premio sarà assegnato alla città inglese di Bristol, per l’impegno nel coinvolgimento degli abitanti verso piani e programmi di sostenibilità urbana, nella riqualificazione e rigenerazione di aree degradate o in disuso, nel recupero di valori paesaggistici anche attraverso spazi pubblici condivisi, nella ricerca delle identità culturali e dei luoghi dove relazionarsi. Si vola alto in queste capitali europee, bisogna capire cosa sta facendo L’Aquila per mirare a tali standard, avendo avuto a disposizione risorse, urbanisti di fama mondiale e tempo utile ad impostare politiche innovative per la ricostruzione post sisma, mentre si continua solo a costruire ignorando le aree industriali dismesse, completamente abbandonate a se stesse.