750 miliardi di euro, di cui 500 a fondo perduto e 250 in prestiti è il piano illustrato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L’Italia sarebbe il primo Paese a poterne usufruire con 172 miliardi totali, di cui 82 in sostegno diretto. Il piano si chiama Next generation Eu.
La parola passa ora al Consiglio europeo convocato da Charles Michel per il 19 giugno e un confronto tra i 27 capi di Stato e di governo cercando l’accordo prima della pausa estiva, ma per approvare il piano occorre l’unanimità, e ad oggi Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca sono contrari in particolar modo sui sussidi a fondo perduto che poi non sono affatto a fondo perduto.
La Von der Leyen ha precisato che si tratta di un investimento che non ha nulla a che vedere con i debiti passati di alcuni Paesi che dovranno dimostrare di saper fare riforme e investimenti altrimenti dopo le prime rate non riceveranno più un cent.
Gli Stati beneficiari dovranno presentare a Bruxelles dei piani nazionali in cui indicare le riforme e gli investimenti che intendono finanziare. Questi programmi dovranno essere approvati non solo dalla Commissione, ma anche dal Consiglio europeo, dopodiché l’erogazione a rate, in base ai progressi nell’attuazione delle riforme.
L’Italia sarebbe il principale beneficiario con 172,7 miliardi, con 140 miliardi suddivisi in 81,8 miliardi di euro di sussidi e 90,9 in prestiti da restituire, dopo l’Italia la Spagna. Ma comunque il discorso non è chiaro perché anche i 500 miliardi da erogare tramite sussidi dovranno essere restituiti anche se molto diluiti nel tempo. Gli Stati membri potrebbero farlo con il loro contributo al bilancio Ue, l’Italia versa ad oggi circa il 12%, la Commissione proporrebbe di introdurre nuove tasse a livello europeo, dalla Carbon Tax alla Web Tax, fino a un’imposta sulla plastica e una sulle multinazionali, ma la decisione del Consiglio dovrà essere unanime e al momento non c’è accordo.
Per iniziare a emettere bond già da gennaio bisogna fare in fretta perché poi le decisione assunte dovranno essere fatte proprie dai parlamenti nazionali degli Stati membri. Ad oggi le risorse che potranno essere erogate nel 2020 come anticipi sono limitate, 11 miliardi e mezzo per 27 Paesi.
Fondo Rinascita Europeo, ci sarà mai?
I pilastri su cui fonda la rinascita dai danni socio economici della pandemia Covid-19, sono sicuramente tre. Il Mes. Meccanismo europeo di stabilità/Fondo salva stati, da 240 miliardi di euro.
Conte ha detto di non volerlo, in ogni caso l’accordo dell’eurogruppo prevede che ogni Paese possa chiedere fino al 2% del Pil. Per l’Italia circa 36 miliardi di euro, fondi che possono essere usati solo per le spese sanitarie e non possono coprire altre spese o debiti. Peraltro l’intervento è limitato alla fase dell’emergenza Covid-19, finita la quale si tornerebbe alla misura più stringente del rapporto debito/Pil.
C’è poi il Fondo europeo per la cassa integrazione. E’ il Fondo Sure per i disoccupati. Avrà una disponibilità di 100 miliardi di euro per contribuire alle cig dei vari Paesi. Ma comunque si tratta di prestiti che andranno ad aumentare il debito pubblico dello Stato che ne farà uso, con una garanzia comune di 25 miliardi. Secondo alcune stime, il risparmio, rispetto all’emissione di Buoni del Tesoro, potrebbe essere esiguo e pari allo 0.015%.
Quindi la Bei. La Banca europea degli investimenti emetterà obbligazioni per 200 miliardi di euro uno scudo protettivo per le imprese con difficoltà di liquidità, e 40 miliardi per le piccole e medie imprese. Si costituirebbe un fondo di garanzia paneuropeo da 25 miliardi per sostenere i nuovi prestiti alle imprese.
Infine il Fondo Rinascita che è lo strumento da inventare. E per Conte è già un buon successo l’averlo messo nero su bianco ma ora bisognerà costruirlo.
Non si tratta di eurobond, e probabilmente non ci saranno eurobond, è previsto un Recovery fund, un Fondo di ricostruzione e rinascita che farà perno sulle risorse del bilancio europeo e su strumenti innovativi. Per il momento vuol dire molto poco, si passerà ora alle trattative dei capi di Stato e di Governo che dovranno costruirlo. Secondo Paolo Gentiloni, commissario europeo agli Affari economici, dovrebbe movimentare mille miliardi di euro, ma il fatto di doverlo collegare al bilancio europeo dilaterà di molto i tempi della sua istituzione.
Un risultato storico, comunque, per Gentiloni, perché rompe il principio europeo per cui nonostante ci sia l’euro come moneta unica, sulle politiche di bilancio ogni Paese pensa per sé. Ora se non altro, ha dichiarato, si compirebbe un primo passo per affiancare alla politica monetaria della Bce alcuni strumenti di politica economica comune anche se siamo ancora lontani, da una politica economica condivisa.
E a quanto dovrebbe ammontare la somma prevista nel Fondo?
I primi tre pilastri sommano un impegno di 540 miliardi. Secondo le stime della Bce per affrontare la grave emergenza economica l’Ue dovrebbe mettere sul piatto 1.500 miliardi di euro, considerato che 540 ci sono già, il Fondo rinascita dovrebbe avere circa 1000 miliardi, dice ancora Gentiloni, collegati al bilancio europeo e se si riuscirà a vincere lo scetticismo dei Paesi con i conti più solidi.
Finora sono sicure solo le agevolazioni finanziarie europee su sanità, cassa integrazione e liquidità per piccole e medie imprese. Toccherà convincere gli altri Stati a fare il resto. 11 aprile 2020.