Il capo dell’Ufficio speciale per la ricostruzione Paolo Aielli, nominato d’intesa con Roma, è stato portato alle dimissioni e L’Aquila aspetta un successore. Per la politica locale, una volta trovato un sostituto riprenderemo un bel ritmo, per noi, questo ritmo non c’è mai stato. A mala pena si stanno finendo le periferie, le frazioni sono abbandonate, il centro storico è paralizzato, giusto i corsi principali grazie alle istruttorie delle Sovrintendenze, per il resto, sono solo 1.077, le pratiche vistate solo nella fattibilità economica, sulle 4.300 totali, manca comunque la chiusura di quei pochi procedimenti per aprire i cantieri e a cinque anni dal sisma non è un gran risultato. Le chiese sono ancora scoperchiate, i beni culturali a caro amico, la ricostruzione pubblica al palo, le scuole nei container ma i fondi ci sono, ci si continua solo a dire vicendevolmente che bisognerebbe fare presto e di più. La politica locale ne continua a fare solo una questione di poteri, di chi comanda, come nelle faide tra vecchi signorotti, dove ci si accapiglia per un fazzoletto di terra e intanto siamo fermi. L’economia non riparte, gli sgravi tributari per consentire un rientro più leggero in centro storico non ci sono, o fitti calmierati, per legge, sugli immobili riparati con risorse pubbliche, la gente sta mettendo in vendita la casa, parecchi vogliono lasciare L’Aquila, vogliono vendere ancor prima di fare i lavori, non vedono la prospettiva non riescono a vedere la luce in fondo al tunnel, non ci credono più. La politica locale che ha rivendicato a sé qualsiasi decisione non imprime una direzione o una svolta energica a un processo che non va. La Giunta è del tutto inadeguata al momento storico, Trifuoggi, l’ex magistrato diventato vice sindaco con l’ultima bufera giudiziaria di qualche mese fa, pare voglia defilarsi, probabilmente non può garantire la legittimità dei percorsi pubblici, con la centrale unica di committenza, cioè l’unico centro di potere dal quale bandire gare e assegnare appalti. E infine il Consiglio, capace solo di piccole cose ordinarie o atti dovuti quando li passa la Giunta, mai un battito d’ali vigoroso, questo è il quadro, con cui pensare al futuro.