Io so che fuori dai confini americani la dipendenza dai farmaci oppioidi sembra una cosa lontana, forse anche poco interessante, ha detto la regista Laura Poitras, vincitrice del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2022 per il documentario All the beauty and the bloodshed, eppure il modello criminale che la famiglia Sackler, i produttori del farmaco l’OxyContin, sta esportando, quello di un’azienda che fa profitto su farmaci la cui pericolosità è nota, e nonostante tutto rimane praticamente impunita, è un male per tutti. Noi americani siamo come delle cavie, d’accordo, ma potrebbe succedere ovunque. Gli stessi Sackler, oggi, si sono trasferiti in Francia. E dalle intercettazioni è chiaro che intendono ricominciare il business altrove, fuori dall’America. Non credo che l’Europa possa ritenersi al sicuro.
All the beauty and the bloodshed, unico documentario in concorso a Venezia, racconta la battaglia della celebre artista e attivista Nan Goldin, per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da Ossicodone. La Giuria presieduta da Julianne Moore e composta da Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen, ha così premiato il nuovo lavoro della regista premio Oscar 2015, per il documentario su Edward Snowden, Citizenfour.
Laura Poitras ha dedicato il premio ai cineasti perseguitati da regimi autoritari, vorrei che tutti facessimo tutto ciò che è in nostro potere perché vengano rilasciati tutti i registi che sono imprigionati in tutto il mondo.
Ho notato subito il legame tra l’attività artistica di Nan con le fotografie negli anni ottanta quando documentava l’epidemia dell’Aids, e la lotta contro un’altra epidemia, quella degli oppioidi. Che ha tante cose in comune con l’Hiv: il fallimento della politica governativa, le mancanze del sistema sanitario, la pochezza del governo, la corruzione e la stigmatizzazione dei malati, gente che soffre ma che viene ritenuta in qualche modo colpevole e tutto questo è tragico. Ci sono tanti esempi di buon giornalismo investigativo, ha spiegato la regista, ma le azioni della Goldin e del gruppo di attivisti, riescono a comunicare con più efficacia alla gente. In prigione non ci devono andare i poveracci, soprattutto neri dipendenti da quella roba, ma i ricchi approfittatori che sapevano che tutto questo sarebbe successo. Gli attivisti del PAIN hanno negli anni riempito le fontane del museo Met con 1000 bottiglie di OxyContin o ricoperto il Guggenheim con una pioggia di prescrizioni mediche, azioni che hanno portato i musei e le fondazioni più importanti al mondo, a togliere il nome dei Sackler, mecenati di arti, dalla maggior parte delle sale a loro intitolate. Il movimento è nato su impulso di Nan Goldin dopo essere sopravvissuta a un’overdose di Fentanil, un farmaco oppioide prescritto per una tendinite.
Leone D’Argento per la miglior regia a Luca Guadagnino per il film ‘Bones and all’ (Stati Uniti/Italia).
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Cate Blanchett, protagonista nei panni di una direttrice d’orchestra molestatrice, del film ‘Tar’ di Todd Fields (Stati Uniti), vincitore maschile è stato invece Colin Farrell, per il film ‘The Banshees of Inisherin’ di Martin McDonagh (Irlanda).
Premio Speciale della Giuria a ‘Khers Nist’, ‘Gli orsi non esistono’, del regista iraniano Jafar Panahi (Iran), attualmente in carcere, accusato di propaganda contro il regime.
Premio Orizzonti per la miglior regia è andato a ‘Vera’ di Tizza Covi e Rainer Frimmel, film austriaco su Vera Gemma, figlia d’arte del grande Giuliano, la quale si è aggiudicata anche il Premio Orizzonti per la Migliore Attrice.
Premio Speciale della Giuria Orizzonti a ‘Chleb I Sol (Bread and Salt)’ di Damian Kocur (Polonia).
La Mostra del Cinema non ha riconosciuto nulla né a Netflix, presente con quattro film in concorso, né a Rai Cinema.