Cindy Sherman mi ha colpito. Nata nel ’54 è per il Time, tra i cento più potenti del mondo. Fotografa, pittrice ed amante dei travestimenti, nel ’74 fonda con Robert Longo, Hallwalls, uno spazio espositivo all’esterno dei loro studi in un’ex fabbrica di ghiaccio. Sono del ’75 i suoi primi esperimenti fotografici importanti, nel ’76 si trasferisce a New York, dove lavora ad immagini per cui posa camuffata. L’anno dopo inizia Untitled Film Stills, una serie ispirata ai B movie degli anni cinquanta, che la renderà celebre in tutto il mondo e sarà acquistata dal MOMA di New York nel ’95 per oltre un milione di dollari. 69 immagini in bianco e nero di piccolo formato tra autoritratti, travestimenti e parodie degli stereotipi imposti alle donne dalla società e dai rispettivi immaginari mediatici, in strane ambientazioni. Sarà avversata dal mondo femminista perché non è mai chiara la sua posizione, ma lei è fatta così. Nel 1980 inizia un lungo sodalizio con la Metro Pictures Gallery di New York, si ispira al cinema e a nuove forme espressive, indaga la fotografia porno soft. C’è sempre l’autoritratto, realtà grottesche, cibi corrotti e modelli anatomici, collabora con stilisti come Marc Jacobs. Siamo negli anni novanta. In History Portraits torna a ritrarre se stessa travestita, per evocare i modelli della ritrattistica dei maestri della storia dell’arte. Si trova a Roma dove sposa il video artista francese Michel Auder, la fine del matrimonio pare sia dipesa dal fatto che Auder l’avesse filmata senza maschere, così la fine con Paul H-O, intervistatore di artisti per uno show televisivo, per averla ripresa nel suo quotidiano per un documentario uscito nel 2009, Guest of Cindy Sherman. Avevano già rotto, il nuovo compagno è il musicista David Byrne. Con il digitale e le Torri gemelle la sua strada rallenta, ma nel 2009 torna a parlare di stereotipi femminili e a impersonarli proprio col digitale, è attratta da quelle attempate signore dell’alta società, sprezzanti e sicure dei loro privilegi come della mascherata pacchiana dei loro abiti e del loro maquillage, nelle quali si rispecchia per età, spiega, ma fortunatamente non riesce a riconoscersi.