22 Gen 20

Beni culturali, ci sono scempi e scempi

C’è uno sgombero da sollecitare sulle mura urbiche, a Porta Rivera, ma passa oggi che viene domani. Si tratta della cucina della villa di un noto commerciante aquilano che spunta dalle mura perché all’interno, con una semplice dichiarazione presentata all’amministrazione comunale decenni e decenni fa, ha costruito. Negli anni trenta siamo riusciti a riscuotere perfino la tassa per l’occupazione di suolo pubblico sul pomerio e sarebbe interessante risalire a quanti e quali funzionari cedevano liberamente pezzi di patrimonio pubblico indisponibile, senza problemi.

Si usava così, diciamo.

Un po’ come al famoso civico sotto via Roma comunicante con le mura antiche che ora dovrà trasferirsi altrove per Porta Barete. Ma tornando allo scempio dentro le mura della Rivera, dobbiamo tollerare questa presenza sulle mura di tutti, ma non riusciamo a calcare la mano, non riusciamo a far valere il diritto pubblico nemmeno per dire la cucina la devi sgomberare perché quella porta, civico n.2, che apre sulle mura vincolate, la dobbiamo chiudere e dobbiamo togliere le scale.

Il privato non ha nessuna fretta di togliere le sue cose ma la Sovrintendenza dovrebbe averne.

Dovrebbe avere una fretta cane di salvaguardare le mura, di recuperare le chiese, sono passati quasi undici anni e i soldi restano in cassa, di farsi un giro per la città, per capire cosa succede anche nella chiesa di San Domenico, ancora chiusa dopo anni di nulla, oltre che fuori e di mettersi nei panni dei cittadini che aspettano disperati di tornare a casa dopo 11 anni ma non possono, mi viene in mente via Fortebraccio, perché bisogna fare i sottoservizi, ma se la Sovrintendenza non autorizza i cantieri, per il condotto fognario ottocentesco rinvenuto, la strada resta così.

Metà vissuta, metà cantiere. Così, appesi tra una vita e una non vita che non se ne può più.

L’arringa appassionata per lo scempio dell’isola ecologica a San Domenico, ci vorrebbe anche per gli scempi dei cappotti sulle pietre della nostra città dall’anima trecentesca che hanno mangiato fior di portali, l’avremmo voluta registrare immediatamente dopo la denuncia del muro alto 14 metri e non autorizzato da nessuno alla Prefettura, che pure di vincoli dovrebbe averne, vederla appassionata nel recupero del leone rinvenuto nei luoghi di Porta Barete, per riaprire la quale, si mise in moto l’intera opinione pubblica ma nulla, dopo sei anni, è accaduto.

Comincerei con il sollecito per lo sgombero di un abuso, uno solo?, sulle mura urbiche.

Ma con la stessa solerzia usata per San Domenico.

Scendiamo dal pulpito e andiamoci tra le persone, perché poi se è vero che rifiuti e parcheggi selvaggi non è roba ministeriale, c’è una città che perde il proprio patrimonio ogni giorno di più, perisce negli abusi anche sulle mura, subisce lavori non sempre all’altezza o proprio non li vede partire, perché aspetta un responso su reperti archeologici che arriverà con calma, con molta calma in un ambaradan, entro il quale, anche la Sovrintendenza, è ora che cominci a farsi un giro.