Un progetto di ricerca su l’area archeologica di Amiternum per valorizzarla, aprirla agli studenti e alla fruibilità dei cittadini, con le più avanzate tecnologie e la ricostruzione in 3D della sua storia.
1.500 anni fa e sette edifici individuati, il più antico costituito da una domus romana, il primo insediamento religioso, poi il nuovo polo politico ed economico del territorio.
La storia del sito è strettamente connessa a quella dell’intero territorio e alla nascita del capoluogo abruzzese che ne erediterà la diocesi.
Campo Santa Maria, dove sorge Amiternum, per il professor Forgione di Archelogia medievale è parte integrante di un’area di grandissima importanza storica e archeologica, e molto è ancora da riportare alla luce.
L’idea è quella di mettere in sicurezza la domus romana, esposta alle intemperie, transennare l’area, con strutture fisse oppure mobili, e proseguire gli scavi. Il percorso di visita sarà accessibile ai disabili, grande cura sarà attribuita alla cartellonistica, che dovrà essere di facile comprensione, intuitiva e con molte illustrazioni, ci saranno anche pannelli in plexiglas, che consentiranno di visualizzare i profili della struttura originaria degli edifici.
I dipartimenti di Ingegneria e informatica sono già al lavoro per realizzare anche ricostruzioni 3D dell’area archeologica, e percorsi virtuali entro un anno.
Crediamo molto in questo progetto, ha detto il rettore Alesse, e in questa rinnovata collaborazione con la Soprintendenza. Valorizziamo il territorio e sollecitiamo la ricerca, in questo caso in ambito storico e artistico.
Il progetto è stato possibile grazie all’acquisto dell’Università di una porzione di terreno, adiacente all’area archeologica, che sarà oggetto della nuova campagna di scavi. Costo dell’acquisto, 70mila euro.