I ruderi e i resti in pietra della frazione di Roio e dei piccoli borghi che la componevano, è una mazzata di cruda realtà da cui non si esce indenni. La ricostruzione di questo paese a qualche chilometro dall’Aquila doveva cominciare subito, perché più densamente popolato, perché più distrutto tra gli altri insieme ad Onna, San Gregorio, Paganica e Tempera, perché si temeva l’abbandono se non avessero fatto in fretta. Dovevano cominciare già un anno fa, ma ancora non comincia nulla, mentre due Progetti case e tre insediamenti Map, dispersi tra Roio Poggio, Roio Piano, Roio Colle e Santa Rufina hanno letteralmente ingoiato una popolazione residente che non vive le case dell’emergenza, non riesce a far rivivere le proprie radici ed è dispersa. Si sente forte, l’assenza, tra quei resti. Quelle pietre abbandonate, quell’antico forno che neanche si vede più, perfino un’abitazione ottocentesca in pietra è abbandonata, tra i ruderi di Roio Poggio, c’è solo erba, c’è l’erba anche dov’è morta una signora quella terribile notte, e il fatto che prima ci fosse una casa, lo dice solo un lumino con i fiori lasciati lì davanti. C’erano vicoli e vicoletti a Roio Poggio, come a Roio Piano, ora non c’è più nulla, a Roio Colle neanche un centro d’aggregazione, mentre distanti si vedono le case dell’emergenza. Sparse e sperse su colline lontane, la scuola elementare è abbandonata nonostante i pochi danni, com’è abbandonata la casa dello studente che doveva fare il Comune prima del sisma e a pochi passi c’è una scuola elementare annessa, con le etichette bianche alle finestre ancora da usare, il campus e la scuola potevano essere recuperati come la vecchia scuola, da far rivivere nel cuore del borgo. La Caritas ha preferito investire su nuove strutture e su centri d’aggregazione di cui uno, in particolar modo, insediato fuori dal mondo, in piena campagna, con degli alloggi annessi e mai utilizzati. Il gas c’è solo da qualche settimana ma l’inaugurazione è del 2012, per raggiungerlo bisogna attraversare lo spettro di Roio Piano e le viuzze distrutte, l’isolamento è totale. Il disinteresse e l’abbandono è generale, la rabbia prende l’anima quando su alcune case con pochi danni, da riabitare con pochi soldi nei cuori antichi dei borghi, la burocrazia ha impedito che iniziassero i lavori, mentre la politica non corre abbastanza per combattere con tutte le forze questa brutta fine.