In Brasile la gente si ribella, non voleva stadi da capogiro per i mondiali di calcio, voleva scuole, opere pubbliche e sanità buona, accessibile a tutti senza dover ricorrere per forza a quella privata, perché se è vero che il Brasile ha fatto passi da gigante negli ultimi quindici anni, aumentando i redditi, è altrettanto vero che la classe media quello stipendio non riesce a goderselo, mentre aumentano le diseguaglianze. E a pochi giorni dall’inizio dei mondiali, il Brasile non diventa magico come ai bei tempi, metro bloccata qualche giorno fa, ribellioni continue che la presidente Dilma Rousseff cerca di tenere a bada con frequenti discorsi alla nazione in televisione, sperando così di farcela, alle prossime presidenziali di ottobre. Ma la gente non ci sta, avrebbe preferito scuole e metro, agli stadi colossali. Quelli che hanno dato una bella mazzata finanziaria alla Grecia per le Olimpiadi del 2004, quelli che Roma, per le Olimpiadi del 2020, rifiutò con il governo Monti, perché l’Italia non avrebbe retto una spesa record di miliardi, costata al Sudafrica, nei mondiali del 2010, 3miliardi e mezzo di dollari. E di miliardi si parla pure per la moneta brasiliana, il real. La gente in Brasile è infastidita, almeno la metà della popolazione, parliamo di mondi che muovono soldi, chi vincerà i mondiali porterà a casa 27milioni di euro, per loro sono soldi per la gente normale sono sprechi. Come il G8 all’Aquila che volle il governo Berlusconi nel luglio del 2009, a poche settimane dal sisma del 6 aprile. Dentro la cittadella della Guardia di Finanza tutta una realtà ricca, fatta di buffet no stop, capi di Stato e di Governo a conoscere L’Aquila, perché ne adottassero un pezzo da ricostruire, a parlare del riscaldamento del pianeta a portare ogni giorno in navetta, i giornalisti di tutto il mondo, a vedere il miracolo delle new town in costruzione, con un giro finto, che dal centro commerciale L’Aquilone, a due passi dalla Guardia di Finanza, ci impiegava almeno mezz’ora. Qualche cronista lucido se ne accorse, quelli aquilani dentro il G8, del tutto frastornati, a sperare che potesse accadere qualcosa, mentre fuori restava una città in macerie, la gente sulla costa, e pochi coraggiosi a ribellarsi perché avrebbero voluto fondi per la ricostruzione subito, subito il centro storico senza tanti sprechi a stonare con morte e disperazione. Ad oggi, il miracolo delle adozioni dei monumenti non s’è neanche avverato, se non in piccolissima parte.