La Libreria Colacchi dopo essere tornata in centro riprende anche l’attività editoriale con un titolo estremamente avvincente, Assassini, Spettri e Monsignori nell’inquieto Seicento aquilano.
Un titolo scritto a quattro mani da Errico Centofanti e Vladimiro Placidi. Come dicono gli autori nella premessa, si tratta di due romanzi, tra narrativa e storiografia, diversi l’uno dall’altro eppure orientati, per loro interiori ganci di reciproche concordanze, all’attrarsi a far coppia, recensisce l’editore.
Il secolo diciassettesimo è il palcoscenico letterario dove agiscono personaggi e comparse, dove relazioni e corrispondenze si intersecano e si richiamano ad eventi storici e immaginazioni narrative.
Un luogo fatto persona di Centofanti è la storia di un sito della nostra città che assume e tramanda suggestioni e significati dalla sua fondazione fino ai giorni del sisma del 2009, quando di esso e delle caverne e cavità circostanti si parlò a proposito dei crolli di alcuni edifici. Il luogo è il Campo di Fossa, area a confine con le mura meridionali della città che, seppur destinata all’edificazione di alcuni dei 99 borghi fondatori, rimase ad ospitare vigne, orti, grani e monasteri di dubbia severità fino a quando conobbe un esteso sviluppo, dopo il 1888, a seguito della trasformazione del convento di San Michele nella sede dell’esposizione agraria regionale.
Il luogo, nella scrittura di Centofanti, riesce ad avere una forma identitaria e oltrepassare la sua oggettiva sostanza per assumere sentimenti, memoria e suggestioni proprie di un personaggio umano e della sua storia, che si dipana da metà Duecento fino al secolo XX, donandoci segreti di monasteri, di ordini conventuali, di capitani spagnoli ed eroi repubblicani che all’Aquila sparsero il seme risorgimentale.
I primi decenni del Seicento perimetrano il racconto di Placidi Il lato oscuro dell’ombra: un mistero irrisolto dell’Aquila del Seicento. Quello fu il secolo del razionalismo, di Galilei, del barocco, del naturalismo in pittura e in letteratura, un secolo che vede una città, L’Aquila, perdere la sua ricchezza, derivante dagli allevamenti e dai commerci, e restringersi a sede di un ceto blasonato attento al potere derivante da feudi e posizioni parassitarie.
In questa città si consuma l’omicidio del Barone Bonanni, fatto reale, che viene trasfigurato in motore del raccontare la vita quotidiana: dall’insediamento dei Gesuiti alla costruzione della loro dimora, dall’attività di pittori come il Celio, che dipinse per chiese e conventi, alle processioni, intese come atto di deferenza verso la Corona spagnola e palestra per l’esibizione del potere locale, sul movimentato sfondo delle famiglie aquilane nei loro rapporti con la chiesa, con i francesi e con le rivendicazioni tipiche del mezzogiorno italiano.
Il libro offre due romanzi che si intersecano in quel Seicento che, trascurato dalla storiografia otto-novecentesca, si propone come periodo di trasformazione, di ricerca, di invenzioni e di guerra, come un secolo che trasfigurerà la storia dell’Europa e della nostra città, gettando le basi della cultura moderna. Un libro che merita d’essere letto, tra suspense e divertimento, edito dalla Libreria Colacchi, che assicura una lettura assolutamente gradevole.