Un tratto degli scorci più belli e più cari agli aquilani, Costa Masciarelli, è stato tinteggiato con la zappa di chi ricostruisce con i piedi. E ne ha perfino il diritto.
All’indomani del sisma del 2009, prememmo per far passare il principio che dovesse essere ogni singolo privato cittadino a veder ricostruita la propria abitazione con la ditta di fiducia, tecnici di fiducia e mastri di fiducia, lo Stato avrebbe solo saldato il conto, così è andata, ed eccoci qua.
A parte il gabbio rischiato dagli avventori più fantasiosi, conti stratosferici presentati agli italiani anche per palazzi muffiti e decadenti, la città rinasce senza un disegno.
Il principio privatistico è passato talmente bene, che non solo non abbiamo saputo immaginare una città più bella, riqualificando le nostre bellezze/eliminando le tante storture/brutture di tanti decenni, ma abbiamo consentito che con l’affidamento diretto dei lavori di ricostruzione/riqualificazione del centro storico, chiunque potesse improvvisarsi mago dell’architettura e del colore di una città antica e dei suoi scorci più cari.
Basta un privato che a Costa Masciarelli ti dica ho bisogno di cielo, di colori e di azzurro, che si fa tutto che problema c’è, anche perché se non si fa non ti firmo il Sal dipendi da me lo sai.
E quindi ognuno s’è sbizzarrito e continua indisturbato come meglio crede, ci sarebbe financo una Carta del colore da rispettare ed una Commissione spazi pubblici, arredo urbano e colore, che lavora dall’ottobre del 2017 sui tanti temi, leggi qui, e chi sa cosa ne pensa la Sovrintendenza o l’Ufficio speciale, che pure controlla per legge, la qualità del ricostruito.