La Corte dei Conti ha condannato per danno erariale il Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, gli assessori Alfredo Moroni e Fabio Pelini, con delega rispettivamente al Patrimonio e all’Assistenza alla popolazione e la dirigente incaricata Patrizia Del Principe per la pessima gestione del Progetto case. Il collegio presieduto da Luciano Calamaro con i giudici Federico Pepe e Gerardo de Marco ha rilevato un danno all’erario certo, ritenendo però impossibile quantificarlo, per una serie di ragioni per cui non si riesce a conteggiare rigidamente i giorni delle morosità, perché andrebbero scalcolati i 30 giorni di tempo per lasciare un alloggio ad esempio, oppure eventuali impugnative, ed ha per questo giudicato equo, stimarlo in 150mila euro, somma idealmente commisurata a un quota compresa tra l’1% ed il 2% del coacervo di mensilità di contributo di autonoma sistemazione risparmiabili scrive nella sentenza, ringraziando la Guardia di Finanza per la lucida e condivisibile analisi prodotta, sulla base della quale la Procura della Corte dei Conti aprì l’inchiesta. Un danno contestato per circa 12milioni di euro per non aver sfrattato i morosi, dei canoni e delle quote condominiali, dovendo così corrispondere l’autonoma sistemazione a chi invece avrebbe potuto occupare quegli alloggi liberati, risparmiando così allo Stato ingenti esborsi. E comunque fosse stato anche solo un euro di spreco per le casse pubbliche, la questione avrebbe avuto la stessa gravità, l’impianto accusatorio della Procura, nonostante il quantum sia stato ridotto con la sentenza, non ne esce minimamente destabilizzato. Tuttavia la politica, incapace all’autocritica ed impreparata a pagare quando sbaglia, cerca di sminuire, di minimizzare, di ribadire che la gestione del Progetto case e dei Map con circa 6mila alloggi è complicata, manca il personale, ci sono situazioni di bisogno. In realtà non ha mai voluto gestire questi alloggi, non ha mai sollecitato i morosi al pagamento, se non dopo l’apertura dell’inchiesta e forse perché c’è stata sempre una tornata elettorale di mezzo come ha notato la stessa Procura, ed ha tollerato una deriva che è costata allo Stato un esborso evitabile. Fosse stato anche il risparmio di un centesimo, la politica e la gestione della cosa pubblica avrebbero di certo assolto meglio il loro difficile compito.