E’ necessario mettere in atto azioni collaborative per minimizzare i rischi causati dal sovraffollamento turistico per il patrimonio culturale materiale e immateriale. Le città d’arte come Venezia, Firenze, Roma o Napoli stanno patendo da anni un abbandono dei residenti e una capillare trasformazione del proprio tessuto edilizio in strutture destinate alla ricettività turistico-alberghiera, nelle diverse forme, b&b, appartamenti, alberghi, hotel di lusso ecc. accompagnate da forme di occupazione per usi commerciali di spazi pubblici del tutto improprie in relazione ai valori storico artistici degli stessi. Così il ministro della Cultura Sangiuliano, in audizione al Parlamento, valuta strategie future per un’inversione di tendenza, e per certi versi, un abbandono dei residenti e una capillare trasformazione del proprio tessuto edilizio si sta verificando anche nella nostra città.
Per Sangiuliano, la facilità di mobilità introdotta con i voli low-cost, con i treni, con le navi e in macchina, portano ogni giorno migliaia di turisti che frequentano solo i luoghi iconici delle città, procurando un sovraffollamento di alcuni siti monumentali che si stanno rivelando dannosi ai fini della conservazione del patrimonio culturale. È dunque necessario individuare e condividere con le istituzioni locali e le comunità strategie e soluzioni preventive.
Azioni che anche noi, per altri versi, dovremmo cominciare a declinare. Anche in riferimento ai cambiamenti climatici che per quanto ci riguarda, tra siti d’interesse e chiese sbriciolate da 13 anni, anche/soprattutto per noi, il Ministero dovrebbe delineare il quadro conoscitivo e definire programmi di manutenzione, adattamento e protezione adeguata e duratura dell’ambiente costruito nel suo complesso. Il concetto di ambiente, ha riferito Sangiuliano, non va limitato all’ambiente naturale, ma esteso all’ambiente creato dall’uomo, che reca i segni della nostra civiltà e, al pari di quello naturale, va protetto e difeso. Non sarebbe forse il caso che il ministro venisse all’Aquila per fare una ricognizione dello stato di abbandono del nostro patrimonio?
Il 90% delle opere o dei reperti sono nei depositi, così come nel resto del mondo: il problema è che in Italia il patrimonio è talmente diffuso, che nei depositi dei soli musei afferenti alla Direzione generale sono custoditi circa 5mln di opere/reperti, mentre ne vengono esposti all’incirca 480mila. I monitoraggi ambientali e microclimatici delle sale espositive e dei depositi non sono ancora diffusi, ha rilevato infine il ministro, quasi la metà dei musei è privo di impianti di climatizzazione e quelli esistenti sono spesso inadeguati poiché non basati su analisi sistematiche dei valori di temperatura e di umidità relativa. Mancano sistematiche attività di ispezione delle facciate e delle coperture, il cui preoccupante stato di conservazione impone spesso la chiusura di singoli ambienti o di interi settori di visita. Ai musei si sommano i ruderi e i fragili apparati decorativi dei parchi archeologici, con livelli di vulnerabilità e di rischio elevatissimi poiché esposti direttamente all’azione incessante del degrado ambientale. È chiaro che una delle priorità sarà quella di intervenire su questo ambito.
Ecco, appunto, per cominciare venga nella città simbolo di un patrimonio culturale distrutto e valuti personalmente il degrado ambientale delle nostre chiese.