Potremo a breve sapere il dato certo sulle casette temporanee del post sisma e non solo, perché il GSSI, con un progetto di ricerca finanziato dai fondi Restart, sta raccogliendo dati sulla ricostruzione e sul sottosuolo, sta mappando il territorio con droni e satelliti e da questa immensa mole di dati, parliamo di 10 terabyte, pari a 10mila giga di mille telefonini, finalmente avremo trasparenza, conoscenza e prospettiva per il futuro.
I dati sono liberamente consultabili da tutti i cittadini sul sito OpenData L’Aquila, implementato in questi giorni, e saranno a disposizione delle amministrazioni per qualunque strategia e pianificazione vorranno mettere in campo.
Un’interessantissima chiacchierata con Enrico Stagnini, uno dei tecnologi dell’attività di ricerca, mi ha fatto capire di che si tratta.
Il progetto è coordinato da Roberto Aloisio, si chiama CUIM, Center for Urban Informatics and Modeling, è finanziato con i fondi Restart, dura tre anni ed è iniziato un anno fa.
E’ una lettura più approfondita di dati già pubblicati dal Comune, con cui è stata firmata di recente una convenzione per avere altri dati, Usra ed Usrc, mi spiega Stagnini, il Comune ha cominciato a fornire i dati sulle persone rientrate dopo il sisma, l’intento è quello di consegnare il report all’amministrazione per aiutarla a capire se le case riconsegnate corrispondono al numero di abitanti tornati in città, per gestire i cantieri e quelli dei sottoservizi ed è un dato importante perché spiega anche l’abitabilità della città, sapremo quanti esercizi commerciali stanno rientrando e quanti stanno riaprendo.
Il tutto andrà sul portale OpenData L’Aquila, accessibile e aperto.
Praticamente un sogno per chi cerca la trasparenza da dieci anni.
Con i droni abbiamo mappato dettagliatamente il territorio comunale tra l’estate del 2018 ed il 2019, mi spiega il ricercatore, in una risoluzione altissima possiamo individuare abusi edilizi, calcolare quante aree verdi ci sono in un determinato territorio e quante casette della delibera 58, sono tutti dati che confronteremo poi con la mappa catastale.
Sapremo quindi, oltre lo scarso migliaio di casette temporanee autorizzate con la 58, esclusivamente per l’emergenza sisma, quante altre ne sono state costruite.
Sono in zone alluvionali come la piana di Bagno che è a rischio idrogeologico, la maggior parte delle casette che abbiamo mappato non ha un impianto fognario ma fosse settiche, spesso con i vasi di fiori sopra o villini che i droni rivelano a volte anche con piccole piscine.
Con questo strumento puoi vedere se la casetta corrisponde ai metri quadri consentiti dalla delibera 58, massimo 95 mq, puoi calcolare la dimensione delle case rilevate sulla piana di Bagno, sulla zona che va da Paganica a San Gregorio e tutta la parte tra Cansatessa e San Vittorino che dobbiamo ancora mappare. Abbiamo suoli agricoli consumati ed impermeabilizzati che aumenteranno il rischio alluvioni, oltre ad utenze fantasma che non pagano le tasse. Non c’è un Piano regolatore dal 1975, le aree del Progetto case passeranno come zone edificabili e quindi, intorno a queste zone, avremo una fascia di cuscinetto dove sono state costruite altre casette che potrebbero essere poi sanate.
Queste persone pagano le tasse? L’immondizia dove la buttano? Sono dieci anni che, chi non è in regola, vive come un fantasma.
L’obiettivo è censire tutto il territorio con le frazioni, conclude Stagnini, è uno strumento in più nelle mani dell’amministrazione per sapere cosa è stato costruito, come, e quanti sono gli abusi.