Certi artisti lavorano con gli scarti, trovano materiali buttati via nei cassonetti per poi assemblarli in opere che rivendono a peso d’oro. Alcuni africani, ci hanno costruito su una fortuna, si ispirano proprio ai rifiuti che l’opulento nord del mondo gli scarica addosso, per poi rimetterli insieme in lavori di pregio, che in Europa vendono per decine di migliaia di euro. Un aspetto che un artista sottolineava con evidente ironia in un’intervista di qualche tempo fa. Anche all’Aquila, conoscevo qualcuno che lavorava con materiali di scarto, prediligeva pezzi di corda, di stoffa e di vetro abbandonato che poi diventavano quadri ad effetto da vendere. Questo tipo di arte sostenibile, avrei voluto vederla esplodere nella ricostruzione post sisma. Abbiamo assistito a centinaia di demolizioni, sono state smontate porte pregiate in legno massello, finestre di rilievo, sanitari nuovi, caldaie vendute poi a metà prezzo a chi aveva la casa agibile, mobili di ogni foggia, mattonelle e piastrelle di ogni valore, semi nuove e venute fuori da bagni smontati di sana pianta per poi rifarli nuovi di zecca e giù via ad alimentare mercatini, usato e nero, per rivendere a poco o regalare tanta di quella roba che al contrario lo Stato, sta pagando senza neanche sapere cosa paga. Basta fare un giro per i cantieri, prima delle demolizioni, per avere regalate mattonelle, porte e sanitari così da rimetterci su, a costo zero, una casa di sana pianta. Una questione economicamente vantaggiosa ma anche un messaggio forte, da parte di quanti, e ci vengono in mente i rivoluzionari della politica e delle arti, tra i tanti impegni non pensano di sostenere una contro ricostruzione. Partendo dalla scelta consapevole, ma vera, dello stop al consumo di suolo, recuperando strutture in cemento abbandonate e da riqualificare, per poi renderle vivibili con tutto il materiale scartato da chi ha visto nella ricostruzione, solo il modo di spendere soldi pubblici a manetta, tanto poi c’era chi pagava per lui. Non si registra la capacità di dire no a tanto spreco, continuiamo però a sentirci artisti e rivoluzionari per tentare di fare la storia che sembra già segnata da sperperi, brutture e cafonerie varie.