Matteo Renzi verrà all’Aquila ad agosto e con L’Aquila, visiterà una decina di altri posti caldi del bel Paese, posti dimenticati dove urge uscire dalle paludi. E così passata la fase dell’ottimismo, del ce la faremo e del faremo tutto nei prossimi mille giorni, Renzi fa i conti con la realtà, per i terremoti andrà anche in Emilia, e nel passaggio in cui ha annunciato ieri le tappe del tour, ha citato Errani come ottimo amministratore e perfetta guida della buona amministrazione, insieme ai sindaci dei comuni terremotati che hanno dato il meglio per gestire le risorse del post sisma 2012. Non ha detto niente su L’Aquila, non ha avuto le stesse parole, ma non tanto perché c’è stato fino a ieri il governatore Chiodi, Pdl, quanto perché tra i sindaci del buon governo, non se l’è proprio sentita di citare Cialente, del suo stesso partito, il Pd. La collega Bindi, qualche ora fa nel centro storico con la commissione antimafia, ha commentato che le infiltrazioni mafiose sono state facilitate dall’assenza di controlli, dalla mancanza di banche dati con cui incrociare informazioni su imprese e progettisti, dalla carenza di regole, dalla necessità di introdurle anche nella ricostruzione privata, con la stessa rigidità che vige per gli appalti pubblici. Non un parola di autocritica sulla gestione superficiale dello Stato centrale e della gente del suo partito, in questi cinque anni dal sisma solo la mala gestione dell’emergenza, tra i commenti della Bindi. Renzi parlava ieri con i suoi parlamentari della prossima stagione delle riforme, la trasparenza, per lui, dovrà stare al primo posto. Non sa che non lo è mai stata nel post sisma in Abruzzo, nonostante i milioni spesi, le regole, le circolari, gli Uffici speciali, l’assistenza, e i miliardi che continuano a girare senza controllo, in un territorio dove è possibile qualsiasi cosa ormai. Ed allora, ci si chiede, come mai lo Stato si fa vedere solo in determinate circostanze, quelle delle occasioni speciali o di quelle non più rinviabili, come la visita all’Aquila che gli tocca e che pure Renzi non ha voluto fare neanche sotto le regionali. Verranno a dire che la ricostruzione sarà la sfida del Paese, mentre nel frattempo la verità sulla gestione del Progetto case non la sa nessuno perché non c’è trasparenza, le pratiche esaminate sono cronologicamente fuori da ogni controllo, continuando a sfuggire il polso della ricostruzione, pubblica e privata. Gli amministratori locali chiederanno altri soldi, il premier li assicurerà e così per i prossimi cinquant’anni, sempre che ci arriviamo ancora come città e come cratere, zeppi, una volta, di antichi borghi.