The Highlighter, l’evidenziatore, è un lavoro di Elena Bellantoni, esposto fino a qualche giorno fa a Roma e l’artista lo racconta ad Artribune. La società dagli anni 60 ad oggi, spiega, ha sempre accettato questo tipo di linguaggio che considero oltraggioso. Cercando sul web, chiedendo e camminando per strada, ho raccolto moltissime immagini che evidenziano proprio la funzione del corpo della donna come strumento che attira, invoglia e crea ambiguità. Non ho fatto altro che produrre delle semplici fotocopie in bianco e nero, con stampa serigrafica, su cui sono intervenuta utilizzando due colori fluo il fucsia ed il giallo. Ho messo in evidenza ciò che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ciò a cui il nostro occhio s’è abituato e registra come normale.
Evidenziatori per parlare della questione femminile usando tecniche di guerrilla marketing, strategia pubblicitaria a basso costo per colpire l’immaginario e stimolare la curiosità degli utenti, spiega il web. Iniziative ai tempi del #MeToo, il movimento femminista esploso lo scorso autunno contro le molestie, per riflettere sull’utilizzo del corpo della donna nelle campagne pubblicitarie che promuovono prodotti con linguaggi allusivi. E sempre e solo sulla donna. The Highlighter è una mazzata ed è stato esposto nell’ambito del progetto Una Vetrina, fondato nel 2013 da Giuseppe e Gianni Garrera e Carlo Pratis, nel corso della rassegna Catalogue de Femmes in Via del Consolato, con altre artiste come Grossi Maglioni, Maria Di Stefano e Ivana Spinelli. La rassegna, interamente incentrata sulla riflessione sul corpo femminile, è a cura di Benedetta Carpi de Resmini e in collaborazione con The Independent, progetto all’interno del museo Maxxi.
L’invito, spiega ancora l’artista, nasce da Benedetta che ha curato la mostra Magma body and words sull’Arte Italiana e Lituana al Femminile dal 1965 ad oggi. Con Benedetta ho prodotto per Magma per lo scorso 8 marzo una performance dal titolo Fust|r|azione che è una riflessione sulla violenza, sul corpo ed il linguaggio. Ed il risultato, di cui riporto una stampa, dovrebbe far pensare.