Un piano anticorruzione in un Comune terremotato, non può voler dire soltanto trasferire qualche dipendente da un settore all’altro, ma piuttosto significare una profonda rivoluzione nel modo di concepire la pubblica amministrazione, spalancando le porte della gestione ai cittadini. Controllare i tributi e le evasioni delle tasse in tempo reale, organizzare i settori della ricostruzione in modo da poter verificare la cronologia del rilascio dei contributi, capire come procede con il patrimonio o come viene assegnato un alloggio popolare, monitorare gli abusi edilizi o urbanistici e creare comunque delle griglie informatiche con cui stabilire come saranno effettuati controlli a campione, sono tutte azioni necessarie a presidiare l’ente pubblico, da eventuali rischi di corruzione. Questo stabilisce il piano adottato ad ottobre dalla Giunta Cialente, secondo gli indirizzi di una legge dello Stato, un piano comunque provvisorio, perché a quella data non tutti i dirigenti avevano fornito la riorganizzazione dei rispettivi uffici, sono state fissate delle scadenze, ma anche delle sanzioni, per la riorganizzazione, perché anche il cittadino benefici del nuovo piano con tutta una serie di servizi che gli rendano davvero trasparente l’amministrazione, come ad esempio il controllo della propria pratica, per seguirne l’iter ufficio dopo ufficio e capire nel caso, anche dove si blocca.
Il piano anticorruzione con le inchieste giudiziarie in corso che hanno colpito negli ultimi mesi anche il Comune dell’Aquila, ha subito un’accelerazione solo sulla carta, una centrale unica di committenza da cui gestire ogni gara ed appalto, senza però fare delle griglie, con cui rendere pubblici gli operatori economici, i motivi per cui si fa un avviso o i curricula degli eventuali aggiudicatari è un discorso che nasce monco, e non aiuta a controllare la macchina. La corruzione non può solo essere un lancio per dire, controlliamo la ricostruzione anche perché il nuovo vice sindaco, l’ex magistrato Trifuoggi, è stato nominato a presidio della legalità, la corruzione si annida anche nell’avanzamento o meno delle pratiche, negli sprechi o nelle consulenze esterne a tutti i costi, nella mancata trasparenza negli atti e nell’inefficienza della macchina, ma sono meccanismi scomodi che la politica non intende contemplare.