13 Feb 14

L’antica Porta Barete e i resti di una città

Sono mesi che gli aquilani chiedono notizie sulla riapertura di Porta Barete. Il varco più antico d’accesso al centro storico, sotterrato negli anni ottanta da lavori pubblici e scempi edilizi, come la palazzina costruita proprio su quella porta, a ridosso delle mura urbiche, che è stata demolita dopo il sisma per essere ricostruita di sana pianta com’era e dov’era. Come recita il rigido mantra della ricostruzione dell’amministrazione aquilana, chiudendo un occhio sui vecchi abusi urbanistici. Proprio intorno ai diritti di questi proprietari, s’è dibattuto in questi mesi su Porta Barete, visto che la riapertura avrebbe comportato o la ricostruzione di quella palazzina altrove, o un po’ più in là rispetto alla cinta muraria. Ma è mancato un disegno a monte che definisse ogni singolo passaggio. Una riqualificazione della storia dell’Aquila da inserire nel Piano di ricostruzione approvato nel 2012, e da studiare con tutta calma dal 2010, da pensare strategicamente per garantire i diritti immobiliari a quei proprietari, e restituire alla città un pezzo importante delle sue origini. Sia le Sovrintendenze che l’amministrazione non hanno fatto altro che frenare, temporeggiare e a volte negare, la probabilità che ci fosse davvero qualcosa di antico da far riemergere in quell’area. Scavando però le fondamenta per ricostruire la palazzina, sono emerse delle tracce in pietra di un antico selciato, un pezzo d’arcata, resto di una porta, e anche un leone, somiglia a quello che dominava l’ingresso nella chiesa di San Pietro, in alto, percorrendo via Roma, verso il più vecchio quartiere aquilano del centro storico, s’è mossa finalmente la Sovrintendenza ed hanno transennato l’area, che è stata sottoposta a vincolo con alcuni archeologi già a lavoro in queste ore, per vedere cosa uscirà, bloccando di fatto il cantiere della palazzina, su cui ora l’impresa aprirà un contenzioso per le perdite inevitabili che andrà a subire. Forse si bloccheranno anche i lavori pubblici che arrivano fino a via Vicentini, saranno lungaggini certe che non restituiranno nulla agli aquilani, che sperano ancora di poter riavere qualcosa di bello per la loro città, e che non consentiranno il rientro a casa di cittadini, che ormai erano pronti a rientrare. Siamo arrivati a diversi giri di boa di questo post sisma, troppe mosse sbagliate, una nuova riqualificazione urbanistica comporterebbe fondi aggiuntivi che Roma potrebbe a questo punto negare.