03 Lug 15

La vitale narrativa di Richard Yates

Nicola Lagioia ha vinto il Premio Strega 2015 con La Ferocia. Un’edizione più rigorosa con la metà degli invitati, la notizia che Vinicio Capossela è stato fatto fuori dalla cinquina dei finalisti, col suo Nel paese dei coppoloni, così come il seguitissimo fumettista romano Zerocalcare col suo Dimentica il mio nome, e poi Tullio De Mauro presidente della Fondazione Bellonci contro Saviano, per la considerazione sul come il voto ad un certo libro possa mostrare la schiavitù a certi poteri, mentre dopo la serata vip, condotta da Concita De Gregorio, cerco di immaginare cosa è rimasto di vivamente affascinante in questi eventi, così da voler comprare uno di questi libri. Un premio prestigioso che non vende più come una volta e vorrei continuasse a scoprire talenti, anziché celebrare il brutto risultato di una star qual è ormai Capossela. Qualche anno fa, il carissimo amico Giuliano Cervelli della libreria Polar, mi propose alcune ristampe che la Minimum fax decise di riprendere, per promuovere scrittori dimenticati ma da conoscere, e in quell’occasione comprai Revolutionary road di Richard Yates (nella foto), di cui non avevo mai sentito parlare, ma che già nella presentazione, uscì negli States per la prima volta nel 1961, mi folgorò. Assolutamente lontano dalla recente riduzione cinematografica con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, troppo hollywoodiana per interpretare il sentire di Yates. Scrittore sconosciuto eppure così lungimirante nel raccontare la storia di Frank e April Wheeler, una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, ipocritamente anticonformista, sempre al di sopra di quella piccola borghesia massificata dalla quale si sentono circondati, costretti a condividere le loro banalità, come quelle della coppia di vicini di casa, con cui passano serate intellettualmente alcoliche, sempre a dirsi, a fine serata, che meritano di meglio. Una storia che degenera nel fallimento della loro visione, in un crescendo oscuro che ancora ci ricorda, cinquant’anni dopo, la medesima realtà falsa e ipocrita in cui tanti piccolo borghesi pensano oggi di fare la differenza, ma sono peggiori di tanti altri. Ed è una narrativa viva come questa, che bisognerebbe sempre continuare a cercare.