25 Nov 15

La donna e i suoi sensi di colpa

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, penso al pessimo messaggio pubblicitario che campeggia in una delle strade principali della città. Una gioielleria che lancia una frase così, Colpevole di essere te stessa, con una bella tipa dietro certe sbarre a cercare chi sa quale liberazione. Un pessimo messaggio colpevolizzante, ho pensato non ce la faremo mai, l’ho scritto subito ad una persona cara, uomo, che ha capito al volo. Nei giorni successivi ho condiviso il mio disagio altrove, non hanno avuto lo stesso sentire, ho poi cercato cose su Simone de Beauvoir, dal suo Secondo sesso e da Quando tutte le donne del mondo, dalla scrittrice faro di tante battaglie femminili, per la quale Una donna libera è stato sempre l’esatto contrario di una donna leggera. E proprio Simone, sostenuta nel suo viaggio alla ricerca della donna dal compagno di una vita, Jean Paul Sartre, torna sempre sul senso di colpa della donna, quello insuperato e insuperabile, quello percepito in quel brutto messaggio promozionale che ancora nel 2015, inquinerà troppe coscienze. Simone parla della donna come un ibrido. Ibridi con un senso di colpa. Gli uomini non hanno scelta. Devono fare carriera. Per le donne, c’è sempre il dilemma: bisogna fare carriera? Bisogna occuparsi della casa, dei bambini? Per le donne, non ci sono abbastanza cose che vanno da sè. Si sentono colpevoli di tutto. Di lavorare. Di non lavorare. Ci sono donne per le quali il focolare è il centro del mondo, e le indipendenti, quelle che puntano soprattutto sugli interessi professionali. Queste ultime pensano continuamente: Dovrei forse occuparmi di più della casa. Oppure, Dovrei sposarmi, avere bambini… Ma neanche la casalinga è felice. Oggi il focolare non è più un regno. La casalinga, s’interroga, dubita. Pensa con invidia all’ amica avvocatessa che è invece qualcuno. Né quelle che stanno a casa, né quelle che lavorano trovano oggi nella propria condizione la piena realizzazione di sé. Ci sono anche quelle che tentano di superare la propria condizione scrivendo romanzi. Il fatto è che finché si proveranno dei sensi di colpa nessuna sarà mai libera, ognuna resterà un ibrido esposto a qualsiasi forma di violenza fisica, verbale e anche promozionale.