Per la prima volta, gli scienziati hanno osservato in modo diretto le onde gravitazionali. Le onde gravitazionali sono perturbazioni del campo gravitazionale, arrivate sulla Terra dopo essere state prodotte da un cataclisma astrofisico avvenuto nell’universo profondo. Averle osservate conferma un’importante previsione della relatività generale di Albert Einstein del 1915, e apre uno scenario di scoperte senza precedenti sul cosmo. La teoria della relatività generale descrive la gravità come una manifestazione della curvatura dello spazio tempo. Lo spazio tempo è come un tessuto a quattro dimensioni, le tre spaziali più il tempo, secondo Einstein permea tutto l’universo, viene deformato dai corpi e perturbato da masse in movimento. Queste perturbazioni sono appunto le onde gravitazionali che dalla loro sorgente si diffondono in modo analogo alle increspature sulla superficie di uno stagno, viaggiando alla velocità della luce. Fino ad oggi il principale mezzo di osservazione astronomica è stato la radiazione elettromagnetica, l’osservazione diretta con speciali rilevatori, potrà svelare aspetti dell’universo finora inaccessibili, contrariamente ai telescopi, che possono osservare solo una piccola porzione del cielo alla volta, i rivelatori di onde gravitazionali sono in ascolto di un grande volume di universo, si potranno avere informazioni sull’universo primordiale, prossimo al momento del Big Bang. Le onde sono state rivelate lo scorso 14 settembre alle 10:50:45 ora italiana, e sono state prodotte nell’ultima frazione di secondo del processo di fusione di due buchi neri. L’annuncio è stato dato dalle collaborazioni Ligo negli Usa e Virgo in Italia, nel corso di due conferenze simultanee a Washington e a Cascina (Pisa), nella sede dello European Gravitational Observatory, il laboratorio nel quale si trova l’interferometro realizzato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare e il Centre National de la Recherche Scientifique francese. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Physical Review Letters. E’ un momento emozionante e indimenticabile ha dichiarato il direttore del Gssi Eugenio Coccia, d’ora in poi non solo vedremo il cosmo, ma ascolteremo le sue vibrazioni e la sua musica. A questa impresa collettiva hanno collaborato 1004 ricercatori di 133 istituzioni scientifiche nel mondo. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, di cui il Gran Sasso science institute è centro di studi avanzati, può vantare otto ricercatori propri del Gssi, tra cui sei giovani dall’Italia, Cina, India e Pakistan.