Parliamo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sai di cosa si tratta? Indagava Ipsos su un campione rappresentativo di giovani qualche tempo fa. No, non so cosa sia, per il 31.8% degli intervistati. Ne ho sentito parlare ma non ne so molto, per il 31.5%. Sì, so di cosa si tratta ma non ho approfondito più di tanto, per il 29.4%, di cui il 44.7% laureati. Sì, conosco bene i dettagli, per il 7.3% dei giovani intervistati. Dunque per un Paese che si appresta a investire miliardi per la transizione ecologica, digitalizzazione e infrastrutturazione di un Paese oggettivamente indietro rispetto alla media europea, non è così vitale, non ne parla nessuno in queste ore di campagna elettorale, chiedersi le ragioni di tanta marginalità. Le ragioni per cui un campione rappresentativo di una generazione, viva fuori da una realtà che invece andrebbe vissuta, un’esclusione che non sembra così urgente superare.
Ed ancora Ipsos. Secondo te la condizione dei giovani in Italia è…
Abbastanza peggiore rispetto alla media europea, per il 44.3% degli intervistati. Non diversa dalla media europea, per il 24.7%. Molto peggiore rispetto alla media europea, per il 20.5%. Abbastanza migliore rispetto alla media europea, per l’8.2%. Molto migliore rispetto alla media europea, per il 2.3% dei giovani. A parte le sgrammaticature nelle risposte riportate, sicuramente i giovani non si vedono bene nel proprio Paese.
Peraltro nel Rapporto Giovani dello scorso giugno è emerso un certo disagio e calo dell’autostima post pandemia. Diminuisce chi afferma di avere (“molto” o “moltissimo”) una “Idea positiva di sé”, che scende dal 53.3% del 2020 al 45.9% nel 2022, ma anche chi ha “Motivazione ed entusiasmo nelle proprie azioni” che nello stesso periodo passa da 64.5% a 57.4% e chi sa “Perseguire un obiettivo”, che scende da 67% a 60%.
Campanelli d’allarme da ascoltare, i giovani sognano e hanno delle aspettative che rischiamo, con questo andazzo, di deludere pesantemente.
Alta è la domanda di un lavoro con reddito adeguato (68% dei giovani tra i 18-22 anni), ma anche il desiderio di farlo all’interno di un’azienda di cui si condividono i valori (60%) e si svolge un’attività con ricadute positive per la società e l’ambiente (60%). D’altra parte chi è informato sul Pnrr, spera che possa contribuire a risolvere i problemi strutturali del Paese e dare un rilancio alle possibilità di crescita (59,9% in età 18-22 anni concorda “abbastanza” o “molto”), e in buona misura anche migliorare le stesse opportunità per i giovani (52,2%).
Cercano qualità, cambiamento, lavoro con reddito adeguato e benessere: quanto li stiamo coinvolgendo in questi processi? Quanto li stiamo davvero attivando tali processi? Come li stiamo formando per prepararsi a un futuro occupazionale soddisfacente?
Vorrebbero essere protagonisti della svolta strategica per rallentare il riscaldamento globale, partecipare ai nuovi processi decisionali sulla transizione ecologica ed energetica, ma per il momento non sembra si trovi il capo, nel senso di un inizio, di un approccio politico che possa dirsi davvero innovato, capace di guardare ai giovani, che restano ai margini, ma anche ai cittadini e alle comunità come attori protagonisti del proprio futuro, tanto per cominciare. E siamo alla vigilia delle elezioni politiche che promettono invece svolte epocali.