Due petizioni sulla nostra montagna, stavolta il Consiglio comunale non potrà sottrarsi. I termini che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto rispettare sono scaduti a dicembre abbiamo consegnato le firme vidimate oltre 11mila, ha spiegato Luigi Faccia nel corso di una conferenza stampa con Fausto Tatone, sono trascorsi i 90 giorni previsti, il 9 marzo abbiamo diffidato l’ente, 12 giorni dopo il segretario comunale ha avviato l’iter. Vogliono ora vedere cosa accadrà, gli attivisti dell’associazione Progetto Montagna, che oggi hanno aggiornato la città. Le firme sono state certificate ed inoltrate al Sindaco Cialente, erano partiti con un referendum ma i tempi si sarebbero dilatati al 2018 e così hanno lanciato due petizioni, così come sancite dallo Statuto del Comune dell’Aquila, che ripropongono i quesiti referendari su cui avrebbe voluto pronunciarsi la città. La prima per rivedere i confini del Parco nazionale Gran Sasso Laga e della Zona di protezione speciale, sulla base di cartografie concrete che considerino strade e verde, la seconda per rivedere i Sic, Siti d’interesse comunitario, così da togliere i tratti che hanno un potenziale economico e di sviluppo, come indica la direttiva Ue Habitat, e quelli dove c’è già la presenza di strutture e dell’uomo. Sul referendum attendono l’ammissibilità dei quesiti, così come sono stati riformulati su richiesta del Comitato dei Garanti, intanto però vogliono una discussione aperta in Consiglio sulle petizioni, perché se è vero che le questioni sono di competenza dello Stato, è altrettanto vero che la città vuole sapere come la vedono i propri rappresentanti sullo sviluppo del Gran Sasso. Per il quale è pronto un documento, che sarà sottoposto ai candidati sindaci. L’associazione combatte in particolar modo le decisioni ambientali prese su carta senza guardare i territori, come le misure di protezione della Rete Natura 2000, fatte proprie dalla Giunta D’Alfonso, e pubblicate sul Burat senza considerare le specificità di ogni zona. Le Regioni, secondo quanto spiegato da Fausto Tatone, avrebbero dovuto proprio normare nel particolare, le attività possibili all’interno delle aree protette e speciali o d’interesse comunitario, invece l’Abruzzo sarebbe passato direttamente ai Piani di gestione, del Piano del Parco non si sa nulla, ed i milioni disponibili per lo sviluppo del Gran Sasso fanno la muffa.