16 Gen 23

FOQUS, come far rivivere i luoghi vuoti

Sloterdijk ha scritto che ‘se la modernità è stata l’epoca dei progetti, la post modernità in cui siamo calati oggi è quella delle riparazioni’ ha detto Renato Quaglia, direttore FOQUS – Fondazione Quartieri Spagnoli, a margine del seminario ​​‘Il ruolo delle ICC nei processi di rigenerazione urbana’ che si è tenuto a Bergamo nell’ambito dell’edizione 2022 di Artlab, il più importante appuntamento indipendente italiano dedicato all’innovazione delle politiche, dei programmi e delle pratiche culturali, che dà spazio al dialogo strutturato tra gli stakeholder dell’ecosistema creativo e culturale e in dialogo con altri settori, in una prospettiva cross settoriale e transnazionale, si legge sul sito ufficiale.

Ma le riparazioni sono sempre più complesse, sempre più difficili nell’Europa che continua ad invecchiare e nelle disuguaglianze che continuano a rendere sempre più difficile la vita lavorativa, sociale, economica all’interno delle città, spiega Quaglia.

Come può interagire la cultura? Le industrie culturali creative, il terzo settore, le organizzazioni no profit, possono solo cercare di partecipare alle riparazioni possibili. Ognuno nella sua parte, comprendendo quando e quali sono le attività che riescono non solamente a offrire una sospensione da una condizione molto difficile ma produrre vere e proprie trasformazioni. Una politica di cambiamento di cui c’è davvero bisogno.

Capacità di ascolto dei territori, aggregazione di cittadini e di sviluppo di progetti e reti tra enti locali, attori economici, fondazioni filantropiche e organizzazioni sociali c’è davvero molto da fare.

FOQUS – Fondazione Quartieri Spagnoli onlus è un progetto di Rigenerazione Urbana nei Quartieri Spagnoli di Napoli promosso e realizzato da imprese e privati, dal 2013. Sono stati recuperati 10mila mq dell’ex Istituto Montecalvario, un luogo – raccolto vuoto, privo di funzioni e futuro – trasformandolo in una comunità produttiva, creativa, di cura e formazione della persona, che partecipa al cambiamento dei Quartieri Spagnoli. L’obiettivo primario è il contrasto all’emarginazione e lo sviluppo socio-economico di questa parte di città, anche attraverso spin-off, incubatori di impresa, programmi di apprendistato e tirocinio, insediamento di nuove attività e iniziative pubbliche e private.

Quest’anno il progetto compie 10 anni. E’ stata trovata la sostenibilità di un progetto per quello che era un ex monastero abbandonato dalle suore proprietarie, un immobile vuoto in un’area della città molto fragile, ricorda Quaglia in un articolo pubblicato oggi su IlSole24ore, una storia che anticipa scenari possibili per quella che sarà una grande crisi immobiliare legata al patrimonio della chiesa, proprio nel cuore della città dov’è maggioritaria la condizione di disagio sociale.

In quegli spazi recuperati oggi lavorano 200 persone, funziona un ciclo educativo dal nido alla scuola secondaria di primo grado con 780 bambini, ospita un distaccamento dell’Accademia di Belle Arti con 700 studenti in due corsi di laurea e si trovano sedi di 19 imprese private. Nella sede recuperata per la gran parte trovano ospitalità la comunità greca e quella srilankese. C’è anche un’associazione di notai che proprio in questi spazi organizza corsi. Ogni giorno, riferisce Quaglia, qui entrano 1.500 persone che vivono un’esperienza particolare, dove si incontrano giovani con disabilità cognitive, studenti dell’Accademia, professionisti del distretto fotogiornalistico che serve le più importanti testate del Mezzogiorno. L’accessibilità è il tratto distintivo. Nella consapevolezza che questa sia la chiave per l’emancipazione di un quartiere povero.

Per il 2023 c’è in programma la gestione di un bene confiscato alla camorra, sempre nei Quartieri Spagnoli, insieme ad altre realtà attive nel campo del sociale per realizzare un primo co-housing per ragazzi autistici, grazie al sostegno, in questo caso, di una banca bresciana, che partecipa attraverso un social bond. In agenda anche il raddoppio dell’impegno nel settore dell’educazione.

Il Pnrr e le politiche di coesione stanziano cospicue risorse per favorire i processi di rigenerazione urbana mediante la riconversione di edifici dismessi, la rifunzionalizzazione del patrimonio culturale, interventi sulla mobilità, ma anche sul tessuto sociale e ambientale, quale sviluppo di servizi e attività sociali e culturali, educativi e didattici. Anche da noi, nel delicato percorso di rinascita post-sisma, dovremmo riuscire a ricucire e a integrare le diverse realtà sociali ed economiche con risultati così apprezzabili.