25 Feb 15

Fondi Cipe, manca il 5% per la ripresa

Del miliardo e 126milioni e mezzo di euro assegnati qualche giorno fa dal Cipe alla ricostruzione in Abruzzo, non si sa ancora chi gestirà il 5% che la Legge Barca destinava alla ripresa economica, stabilendo diversi assi d’intervento sui quali presentare progetti e portare occupazione. Inizialmente c’era un Comitato di garanti con rappresentanti dei ministeri, del cratere e degli Uffici speciali a decidere come destinare queste risorse, finora 100milioni di euro tra lavoro, iniziative imprenditoriali innovative, turismo, agroalimentare e progetti da fare, per cui pubblicare bandi, ma quel Comitato s’è riunito pochissimo e male, con l’unica garanzia ad Invitalia spa, la partecipata di Stato decotta, del 5% di percentuale su ogni progetto esaminato. Una società pensata per favorire la rinascita delle aziende in crisi, ma che ha generato debiti ovunque sia andata a gestire, in particolar modo nel turismo, fatto sta che quei 100milioni non sono stati spesi ed anzi, dove sono stati fatti dei bandi, solo sull’innovazione, sono arrivati pochissimi progetti a dimostrazione del fatto che ci calano dall’alto delle idee alle quali il territorio dovrebbe adeguarsi, senza domandare le reali esigenze del cratere. Quei fondi restano non spesi a Roma ed oggi fanno di più perché neanche ne parlano di quel 5% per l’economia, che pure dovrebbero calcolare per legge sull’ultimo miliardo stanziato dal Cipe. Lo distribuirà di certo la Struttura tecnica di missione, organismo ministeriale titolato a gestire la ricostruzione in raccordo con i Comuni e gli Uffici speciali, una Struttura funzionante non solo per l’Abruzzo, ma anche per Taranto e promozioni turistiche, alla quale l’ultima delibera Cipe assegna in quota parte 6milioni e 900mila euro da spendere, con gli Uffici speciali, in consulenze ed assistenza tecnica. Cioè ancora spartizioni tra grandi professionalità che dovrebbero favorire la ricostruzione privata, i consulenti d’oro degli Uffici speciali hanno fallito su ogni fronte, e la ripresa di un territorio economicamente morto già prima del sisma, continuando a caricare solo carrozzoni sulle spalle dei terremotati, nel silenzio totale di parlamentari, sindacati, associazioni di categoria e politici vari.