01 Feb 16

E’ come portarla da Firenze a Grosseto

Un decreto ministeriale porterà la Sovrintendenza per i beni archeologici e paesaggistici dall’Aquila a Chieti. Una notizia di pochi giorni fa che langue nel silenzio generale e colpevole della politica, a parte qualche timida reazione, per cui chi si straccia le vesti per le istituzioni culturali come il Sindaco Cialente e la senatrice Pezzopane, ha scelto stavolta la via morbida dell’umiliazione. E’ come toglierla a Firenze e portarla a Grosseto, questo è l’esempio di un insegnate dell’Accademia di Belle Arti. Una strategia del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, originario di Chieti, di cui la politica nostrana del suo stesso partito, il Pd, ha condiviso ogni passaggio. Alla Pezzopane è sufficiente la Sovrintendenza unica all’Aquila, garantita fino al 2019 e oltre e tanto le basta, le associazioni culturali chiamano alla mobilitazione ma il territorio non risponde. Il caso della Sovrintendenza da trasferire dall’Aquila a Chieti, non indigna la città più vincolata d’Abruzzo, quell’unicum monumentale per cui siamo riusciti ad ottenere almeno sulla carta, quattro miliardi per la ricostruzione del centro storico, come fosse un unicum vincolato, per poi tradire le radici culturali del capoluogo. Parlano di un errore nel decreto ministeriale che potrebbe essere sanato, se ci fosse stato un Bondi o un Galan al posto di Franceschini, lo avrebbero fatto a pezzi.  L’unicum monumentale rappresentato dal centro storico, di fatto è stato depredato da una provincia politicamente più forte. L’assessorato alla ricostruzione, anche dei beni culturali, retto da Pietro Di Stefano, è incapace di segnali forti, ma è l’incapacità coerente di un personaggio che non combatte per un’idea di città futura, per riqualificarla con restauri di qualità, per pretendere fondi freschi per le scoperte archeologiche di questi giorni e per sostenere i nuovi filoni di ricerca che daterebbero la fondazione dell’Aquila prima di  Cristo, ha una credibilità talmente debole da non riuscire neanche ad alzare una vocina indignata per lo sfregio. Portare la Sovrintendenza a Chieti non è solo una questione di sede fisica e di campanile, ma di un altro pezzo di anima civica che se ne va via senza alcun problema.