Il 22 maggio di due anni fa moriva Don Andrea Gallo, classe 1928, prete di strada. Domenica scorsa da un omaggio su Blob ho pensato che l’unica persona, tra le rare, che non mi disturba sentirla cantare Bella ciao su un palco e nelle piazze era, è, Don Gallo. Con quel suo sigaro, un vecchio partigiano a parlare di democrazia perché l’ha vista nascere e a raccontare come probabilmente sarebbe morto vedendola morire e così accade. Don Gallo con Vinicio Capossela, la Mannoia e con De André, entrambi genovesi a cantare e a raccontare dei vicoli, dei derelitti, degli ultimi, dei disagiati, dei bisognosi, quelli che per strada muoiono e Don Gallo per le strade ci andava ma interveniva anche nelle trasmissioni più sguaiate, quelle dove al politico di turno, lanciatissimo a fare il giro di tutte le reti ogni giorno della settimana e a parlare di disoccupazione, reagiva maestosamente in collegamento da qualche parte, a riportare tutti con i piedi per terra, per invocare realismo e verità e cioè che il lavoro non c’è, che siamo alla frutta, che le chiacchiere sono a zero, che c’è chi è preso per la gola da tante schiavitù lavorative e che urge una massiccia e totale inversione di tendenza subito. Non quella di Renzi che introduce il job act per i giovani, senza toccare un privilegio dei non giovani, pensioni d’oro senza aver versato contributi e senza scardinare un sistema. Don Gallo era contro chiunque, non è mai stato ben visto dal clero, cattolico, ma di sinistra, era un pacifista, un libertario, un brav’uomo. La sua direzione è stata sempre ostinata e contraria, come il suo grande amico Fabrizio, ha sostenuto la legalizzazione delle droghe leggere, ha seguito la nascita del movimento di Grillo, il Vaffa Day, ha sostenuto sindaci e leadership di sinistra ha combattuto dentro la sua chiesa per i diritti degli omosessuali, lui, Bella ciao, l’ha cantata in chiesa. Don Gallo manca per il fatto di essere stato vero, come lui non ce n’è, una persona che nelle sue battaglie ci ha creduto e non come le chiacchiere di tanti politici che parlano di democrazia e di diritti nei salotti, di sicurezze perse senza rinunciare alle proprie e mentre loro le difendono, un Paese si sfascia.