Il ministro Dario Franceschini ha istituito il Distretto turistico del Gran Sasso d’Italia. 60 Comuni insieme, grazie alle strategie del vice presidente della Regione Lolli che ha già avviato dei progetti finanziati con risorse Fas non spese, per 2milioni e mezzo di euro. Riqualificazione della sentieristica di bassa quota, 640 mila euro, sentieri d’alta quota e vie ferrate, 1milione e mezzo di euro e progetto Gran Sasso Experience per promozione e marketing, 360 mila euro. La sentieristica di bassa quota è stata affidata all’Ente Parco, gara e progetto preliminare su 21 Comuni del Gran Sasso per un milione e 160 mila euro, l’aggiudicazione è prevista in seduta pubblica a partire dall’11 dicembre prossmo, 100mila euro per il Rifugio Franchetti e 100mila per il Rifugio d’Abruzzo e 300mila euro destinati alla promozione del brand Gran Sasso, che in un paio di mesi sono diventati budget certo per Gran Sasso Experience. Ma un affidamento diretto non credo sia possibile. Dal prossimo anno con i nuovi fondi europei, recupereranno tutti i rifugi esistenti, da dare in gestione alle giovani realtà imprenditoriali che nascono. Ce n’è pure per le stazioni sciistiche d’alta montagna, per completarle con nuovi servizi, nulla d’impattante, per migliorare l’offerta turistica che non è solo quella sciistica, assicurò Lolli, purché si usasse il buon senso, riferendosi ad una pianificazione passata schizofrenica e agli attriti tra politiche ambientaliste ed i sostenitori del comitato civico #SaveGranSasso, impossibilitati a portare avanti un referendum consultivo, previsto dallo Statuto comunale, ma impraticabile perché normato malamente, che vorrebbe invece sentire la comunità sulla possibilità di ridefinire le arre protette in ambiti più stretti, così da consentire un minimo di rilancio turistico. Passaggi democratici che di fatto vogliono in pochi e chi sa che non ci sia il freno dell’Ente Parco Gran Sasso Monti della Laga, tutt’altro che ben disposto a cedere i poteri che ha nel gestire ricerca, fondi europei e consulenze.