31 Lug 14

Fine de L’Unità, è il segno dei tempi

Che da domani L’Unità non sarà più in edicola non è questione di libertà d’informazione e d’opinione, è una faccenda politica, L’Unità, giornale comunista, non interessa più al Pd. E non è poi così scandalosa l’offerta d’acquisto della Santanché con l’amica Ferrari della Domenica sportiva, contro la quale la redazione ha reagito di netto preferendo il fallimento, perché nell’era post ideologica e con la fine dei partiti, quelle formazioni aggreganti che univano gruppi di persone che la pensavano alla stessa maniera, ognuno fa un po’ come gli pare. L’apparato ha sempre fatto come gli è parso finanziando i propri mezzi d’informazione, Concita De Gregorio con la sua direzione dell’Unità era riuscita a dare un taglio più frizzante, a quei papponi riflessivi e contro riflessivi che solo la sinistra con la s di una volta riusciva a scrivere e a leggere. E’ finita un’epoca. Ferruccio De Bortoli lascia il Corriere della Sera, hanno raggiunto un accordo, quando cambia la politica cambia sempre l’informazione dei grandi gruppi, se ne andrà per la sua strada e chi sa che al suo posto non torni Paolo Mieli, che in effetti aveva quel posto, che poi aveva dovuto cedere. La De Gregorio ha lasciato L’Unità per tornare a Repubblica, gli organismi d’apparato che l’avevano scelta sono stati spazzati via con la vecchia guardia e a Renzi, del quotidiano di Gramsci  interessa assai poco. Questione di altro potere, di chi non è più disposto a sganciare col partito quell’ossigeno che l’italiano non trova neanche più per arrivare a fine mese, figurarsi se avesse in cima ai propri problemi la fine di un giornale che non conosce più i lavoratori da anni. La Santanché troverà un’altra sfida e la Ferrari un’altra poltrona, intanto il mondo continuerà a girare con l’informazione sempre più allucinata e controllata, perché bisognerà sempre rendere conto ad un editore, che sia un partito di sinistra o pitonesse del centrodestra, all’inizio la libertà è certa, anche Berlusconi diede carta bianca ad Indro Montanelli quando cominciò a finanziare Il Giornale, lo racconta bene Travaglio in uno dei suoi libri, Montanelli fu il suo maestro, è poi bastato un soffio di vento diverso della politica, un’alzata di testa, interessi ed affari e quella libertà svanì. Da noi in provincia non c’è tanta differenza, tra emittenti con l’acqua alla gola e siti web che oltre la velina delle agenzie, fanno davvero molto poco per informare e approfondire, sono però arroccati su piccoli mezzi di pressione, attraverso i quali giocare tutte le partite di potere che interessano.