Riforme anche nella ricostruzione post sisma, anzi nelle ricostruzioni, con una cabina di regia forte, in futuro ‘Dipartimento delle Ricostruzioni’ da incardinare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per spendere al meglio la parte di risorse del Recovery fund destinata alle ricostruzioni.
Si parla di rigenerazioni, di ricuciture, di una nuova vita dei borghi da ripopolare e della formazione di competenze. E anche di un unico codice normativo, ‘Codice delle Ricostruzioni’, per mettere a sistema il grande patrimonio di conoscenze, buone pratiche e modelli organizzativi maturati in questi ultimi anni, nella gestione concreta di ricostruzioni molto difficili e vaste, causate da ricorrenti eventi sismici.
Fabrizio Curcio, capo dipartimento di Casa Italia, e Giovanni Legnini, commissario alla ricostruzione del Centro Italia, hanno sottoscritto un progetto, che qualche giorno fa Legnini ha illustrato alla Camera, per un miliardo e 780milioni di euro a carico del Recovery Fund, risorse già inserite nel piano approvato dal Consiglio dei ministri a metà gennaio, ed altri 2miliardi e 950milioni a valere sui fondi strutturali 2021/2026, per ricucire e rigenerare i territori distrutti.
E riforme, di tante ricostruzioni tutte diverse, con un modello di governance basato sulla sussidiarietà e su una precisa attribuzione di funzioni e competenze a livello centrale, regionale e locale da coordinare con un’unica regia.
Si parla per la prima volta di rigenerazioni urbane da affiancare alle ricostruzioni ordinarie pubblico/private, in un progetto molto molto ambizioso, che ancora non conosciamo nei nostri territori.
Città e borghi sicuri, sostenibili e connessi, (1mld di euro in previsione), riguarda la prima parte del progetto. Con interventi per una mobilità più efficiente e sostenibile, di recupero e riqualificazione energetica degli edifici pubblici, promozione di servizi digitali e di sistemi basati sull’Internet delle Cose (Iot), sviluppo di sistemi fotovoltaici, illuminazione urbana ecocompatibile. L’obiettivo è quello di rendere sicuri, ma anche accoglienti, attrezzati, connessi e sostenibili città e borghi delle aree del terremoto perché tornino a ripopolarsi, si legge nella sintesi.
Rinascita economica e sociale, (780 mln di euro sempre in previsione) è la seconda parte del progetto, per sostenere la rinascita dei territori con misure destinate alla formazione delle competenze, al sostegno alle imprese, alla valorizzazione del territorio e a far uscire da un ambiente naturale di grande pregio importanti potenzialità.
Quante volte ci hanno provato? E’ stato mai fatto seriamente un ragionamento di sistema? Sono misure complementari alla ricostruzione pubblica e privata, ma parole come rigenerazione urbana, sostegno al sistema delle imprese, promozione di centri di ricerca universitaria, sostegno all’economia circolare e alla valorizzazione delle risorse ambientali, promozione delle imprese creative, sociali e collegate alla valorizzazione del patrimonio ambientale e turistico, le sentiamo inutilmente da anni. Il super bonus al 110% andrebbe avanti fino al 2026, allargato agli edifici produttivi delle aree terremotate, con l’obbligo di miglioramento della classe sismica.
Dunque regole chiare ed un coordinamento unico dei diversi interventi per evitare sperperi e dispersione, perché l’Europa guarda anche le ricostruzioni, non abbiamo forse disperso troppo finora? Riforme e regole uguali per tutti che dovranno andare di pari passo con una programmazione economico finanziaria dei post sisma che fissi obiettivi misurabili. Curcio e Legnini pensano alla promozione di un ‘Contratto Istituzionale di Sviluppo’, per garantire il coordinamento strategico e l’attuazione integrata degli interventi, in particolar modo per lo sviluppo socio economico delle Regioni colpite dal sisma del 2016, oltre alla realizzazione di centri di ricerca universitaria nelle Regioni dell’area del cratere e molto altro. Nuove prospettive e opportunità per i territori che i territori non conoscono neanche per sentito dire.