12 Gen 14

Gli affari sulla ricostruzione privata

Mentre i movimenti civici si riunivano in piazza Duomo ieri, perché Cialente si dimettesse veramente, il sindaco tentava un colpo da maestro fregandosene dei due giorni di tempo per riflettere le dimissioni, convocando una conferenza stampa nell’esatto momento in cui la gente partecipava al confronto pubblico con i movimenti. E intorno alle 17.30, già circolava la notizia che s’era dimesso. Ha tutti i media nazionali contro, la questione del rimborso da capogiro alla cognata è esplosa e Cialente viene preso di petto da tutti, per il bene della città deve mollare, anche i giornali ritenuti finora amici, gli stanno dando addosso. La questione è morale, Cialente, per il buon nome dell’Aquila, deve arrendersi. Il primo cittadino mescola tutto, per dire in conferenza stampa che ce l’hanno con lui, che lo vogliono far fuori, che è stato ordito un complotto e per questo sono arrivati alla sua famiglia. Al contrario nessuno lo ha salvato, su quanto pianificato e quanto bene abbia fatto alla città, Massimo Cialente non ha ottenuto neanche un piccolo segnale dal partito, da Roma, dai vertici, mentre si fa strada l’idea che stavolta lo abbiano scaricato davvero. Stamattina, lasciando Villa Gioia con le sue cose, consigliava ai giornalisti di andare ad indagare sulla ricostruzione privata, perché è lì, secondo lui, che si fanno le tresche, che circolano tangenti e corruzioni, sarebbero lì gli affari miliardari e non nella ricostruzione pubblica, garantita dai ribassi delle gare, che pure lui, per quella privata, non ha voluto. La città scelse l’indennizzo, ritenendolo un diritto del privato cittadino a rifarsi la propria casa con l’impresa di fiducia e con i conti da fare in base ad un prezziario regionale, ma senza gara pubblica, un sistema voluto fortemente contro l’ipotesi della spartizione della città, attraverso pochi ma grossi appalti, che pure oggi, alla luce di quanto sta accadendo, certifica al contrario solo spese da capogiro, affari e ruberie, mentre la città è ancora distrutta, nonostante i miliardi spesi che proprio non si vedono.