Socialità, sanità, attività produttive, mobilità e innovazione tecnologica, cinque gruppi di lavoro guidati dal manager Vittorio Colao per imboccare le vie più brevi per far ripartire il Paese.
Il problema è studiare tutto sulla carta, perché tra la carta e la realtà ci giocheremo migliaia di posti di lavoro senza aver prodotto nuovi modelli di sviluppo, perché solo con regole ferree e restrizioni, per cui non potremo più essere stipati nelle fabbriche, nei mezzi pubblici, nei pub, nei bar e nei ristoranti, avremo lavoratori in eccesso, pochi clienti da accontentare, a meno di non investire massicciamente nell’ampliamento dei locali con una minor produzione nelle fabbriche. In altre parole: licenziamenti. Siamo pronti?
Certa o quasi è la data della primavera 2021 perché si possa pensare alla parola normalità.
Da oggi riaprono librerie, cartolibrerie, cartolerie, negozi per bambini, aziende agricole ed industriali con la filiera meccanica oltre che quella sanitaria ed alimentare. Molte aziende si stanno organizzando per ricominciare dalla fine di aprile, in particolar modo il settore automobilistico, con la messa in sicurezza dei lavoratori che avranno turni ridotti di almeno 10 minuti, in accordo con i sindacati, per disinfettare le proprie postazioni. Dal 4 maggio potrebbe allentare un po’ la stretta sulla libera circolazione, non senza mascherine e guanti obbligatori, oltre al metro di sicurezza ovunque. Potrebbero riaprire negozi di abbigliamento, arredamento e tessili, con ingressi in fila, ma non i centri commerciali.
Dalla metà di maggio potrebbero ricominciare le attività di tribunali e studi professionali. Seguiranno bar e ristoranti ma con distanze ferree da rispettare. Due metri tra un tavolo ed un altro di certo. Forse a fine maggio torneranno le attività più a rischio come estetisti, parrucchieri e barbieri, con l’obbligo di mascherine, guanti, strumenti sterilizzati ed ingressi su appuntamento e a turno, ma si starebbe valutando di anticipare ai primi di maggio.
Potrebbe anche riprendere il campionato di calcio ed altri sport, senza pubblico, per consentire di chiudere la stagione garantendo un qualche guadagno alle società. A seguire palestre e centri sportivi ma sarebbero sempre vietati assembramenti e lezioni affollate. Si lavora anche a nuovi modelli organizzativi che consentano la sicurezza nelle fabbriche e nelle catene di montaggio, bisognerà probabilmente rivedere gli orari di lavoro e la modalità di utilizzo dei mezzi pubblici per evitare gli assembramenti dei pendolari nelle ore di punta.
E non si esclude la fase tre, che partirebbe da settembre con la riapertura delle scuole, per cui, le superiori, sarebbero organizzate a turni e con lezioni on line. Bisognerà capire come fare con le elementari e gli asili nido i cui insegnanti, considerata la vicinanza fisica, sono considerati ad alto rischio contagio. A dicembre potrebbe essere la volta di cinema e teatri, ma non di discoteche disco pub e stadi.
E non avendo dati statistici certi su cui lavorare per studiare l’evoluzione dell’epidemia da Covid-19, prende sempre più corpo una app che ci seguirà. Vedrà dove andiamo, con chi parliamo e a chi telefoniamo così da risalire in fretta ai nostri ultimi contatti in caso di contagio. Materia delicatissima su cui ancora non si avvia un dibattito.
Il punto è cambiare radicalmente. Non lo stiamo facendo.