23 Ago 21

Capitale cultura ’25, dove c’era un muro

L’economia transfrontaliera di un tempo, fatta soprattutto di shopping, contrabbando e gioco d’azzardo, è oramai andata distrutta lasciando entrambe le città in sospeso. Entrambe stanno ancora aspettando il grande cambiamento, la realizzazione dei grandi sogni che hanno alimentato ed entusiasmato le generazioni del dopoguerra. Il muro è effettivamente caduto, ma non c’è traccia del miracolo. Ci sono solo noia e delusione.

Possiamo abbandonare le nostre aspettative idealistiche, affrontare la realtà, rimboccarci le maniche e pazientemente creare una cultura e un’economia condivise attraverso il dialogo, le strategie comuni e il lavoro quotidiano. Oppure possiamo dimenticare gli ultimi 20 anni e rimetterci nel porto sicuro del torpore ideologico curando attentamente l’isolamento e sognando l’autosufficienza. La seconda opzione è ovviamente la più semplice e di certo non mancano politici da entrambi i lati del confine che traggono profitto dalla pigrizia e dalla paura. Creare un gruppo di artisti, pensatori, pionieri e creatori è la nostra unica possibilità.

Nova Gorica, in collaborazione con Gorizia, sarà Capitale europea della Cultura 2025. Titolo ottenuto a fine 2020, in piena pandemia.

Non si tratta dell’ennesima candidatura transfrontaliera. Si tratta di un progetto per un’area comune, si legge nel progetto. Un’area che è però ancora divisa da un confine amministrativo e legale. Creare una capitale europea della cultura solamente a Nova Gorica sarebbe come cercare di ripulire un fiume soltanto fino al punto dove attraversa il confine. La cultura, come l’acqua, non tiene conto dei punti e delle linee su una mappa.

Ci riusciranno? Il progetto è molto interessante.

Se si dovesse chiedere a due abitanti critici di Nova Gorica e Gorizia di descrivere brevemente i profili culturali delle loro città, la risposta più probabile a Nova Gorica sarebbe: ‘La mia città non ha un’anima’ e a Gorizia: ‘La mia città non ha vita’. I due centri urbani di una regione culturalmente ricca e interessante fanno fatica a realizzare appieno il loro potenziale. Un centro urbano transfrontaliero aiuterebbe sicuramente questo processo, tuttavia le città non possono superare il confine a causa di vari ostacoli e rimangono così entrambe intrappolate: Gorizia nel suo sguardo nostalgico alla ‘città com’era una volta’ e Nova Gorica nella visione sfocata di ‘una città in divenire’.

Mancano i finanziamenti per le organizzazioni culturali e il settore non governativo. Autori e produttori non sono in grado di stabilire una cooperazione internazionale, ottenere risorse europee o attrarre donazioni private. L’età media del pubblico aumenta di anno in anno e le produzioni istituzionali o indipendenti faticano ad attrarre nuovi segmenti di popolazione. Le città fanno fatica a trovare una loro nicchia, un modo per imporsi sulla mappa della Slovenia e dell’Italia, per non parlare dell’Europa. Manca una produzione culturale di alto profilo, orientata anche verso l’esportazione della cultura locale.

Vogliamo portare la consapevolezza che siamo e siamo sempre stati al centro dell’Europa, nonostante la sensazione di essere alla periferia di entrambi gli Stati e che tutti si siano semplicemente dimenticati di noi.

Tra gli effetti attesi a lungo termine:

Nova Gorica e Gorizia – città europea transfrontaliera unita (15% del pubblico transfrontaliero nei principali eventi culturali fino al 2030. Il 25% degli abitanti di Gorizia capirà lo sloveno e il 75% degli abitanti di Nova Gorica capirà l’italiano entro il 2030. Aumento del 30% dei pernottamenti nel 2025 e un aumento del 15% entro il 2030. Saranno riaperti i corridoi urbani con 25 chilometri di nuove piste ciclabili e pedonali nell’area di confine entro il 2030).

Una città verde e vibrante con un’alta qualità della vita (aumenteranno del 15% le visite giornaliere durante l’anno in carica. Sarà ridotto il divario tra l’età media urbana e la media nazionale di 0,5 anni entro il 2040. Aumenterà del 3% il salario medio entro il 2030. Scambio verde: 150 auto al giorno in meno e 150 alberi in più nelle città entro il 2026).

Una città innovativa che si reinventa da sola (aumenterà complessivamente il budget culturale del 5% dopo il 2025. Entro il 2030 l’adesione alle associazioni di volontariato aumenterà del 5%, ovvero aumenterà del 10% nella fascia d’età tra i 15-25 anni. Una media di 5 start-up di successo nella regione entro il 2030 e l’attuazione di 3 progetti pilota innovativi di sviluppo urbano entro il 2030).

Il programma comprende 29 programmi e progetti; 74 partner (più tutti i Comuni, le organizzazioni turistiche, le istituzioni statali, le associazioni sportive, enti e istituti); partner dall’estero (Austria, Germania, Svizzera, Lussemburgo, Spagna, Norvegia, Regno Unito, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Israele).

Una casa in due Stati. Il programma è incentrato sulla piazza Transalpina, destinata a diventare il nuovo punto centrale delle due città.

Una stretta correlazione fra gli operatori locali è la direttrice fondamentale per la progettazione del Programma che proverà ad attrarre il maggior numero possibile di artisti internazionali nel 2025. L’intento non è di creare mera attrattiva, ma di creare contatti tra gli artisti e i temi locali in modo che la loro creatività porti ai seguenti risultati: una maggior visibilità delle città e delle regioni nella scena internazionale ed un rafforzamento delle capacità del settore culturale/locale attraverso conoscenze, legami e collegamenti fuori confine.