23 Ago 21

No Snam, il ricorso al capo dello Stato

Un ricorso straordinario al capo dello Stato. Questa la strada che WWF e Salviamo l’Orso hanno imboccato per contrastare il contestatissimo e inutile metanodotto che la Snam sta cercando di realizzare lungo la catena degli Appennini, incurante dell’opposizione dei cittadini e delle istituzioni locali.

Il ricorso, presentato a inizio agosto, riguarda in particolare il decreto del ministro della Transizione Ecologica n.0000086 dell’11.03.2021 avente ad oggetto Rilascio l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) per l’esercizio della centrale di compressione gas della società Snam Rete Gas S.p.a. sita nel Comune di Sulmona (Aq) – (ID 7015/9997), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.84 del 08.04.2021 e dei vari atti connessi a tale provvedimento di cui le due associazioni chiedono l’annullamento, spiega una nota. 

Nel ricorso, elaborato per conto delle associazioni da Francesco Paolo Febbo, con la collaborazione di Stefano Civitarese Matteucci, docente ordinario di Diritto pubblico all’Università di Chieti-Pescara, si sviluppano in sei articolate motivazioni le ragioni per le quali si ritiene necessario annullare un provvedimento che è stato emesso a conclusione di un iter procedimentale che sarebbe viziato, sostengono WWF e Salviamo l’Orso, da ‘numerose illegittimità’.

Un iter iniziato oltre quindici fa, il progetto ‘Metanodotto Sulmona-Foligno e centrale di compressione di Sulmona’ fu infatti presentato dalla Snam il 31.01.2005; quando le condizioni del territorio e del Paese erano enormemente diverse. Non c’erano stati, a esempio, né il terremoto dell’Aquila del 2009 né quello del Centro Italia del 2016.

Nel frattempo, inoltre, il ritmo con il quale i cambiamenti climatici stanno alterando la biosfera sta portando a un punto di non ritorno e tutti i programmi, come Next Generation Ue/PNRR, prevedono un radicale abbattimento dell’uso del metano, i cui effetti negativi sull’atmosfera sono oggi incontestati. Erano enormemente diversi i consumi e le prospettive economiche a medio e lungo termine, un progetto che poteva forse avere un senso 16 anni fa, sostengono le associazioni.

In ogni caso l’avv. Febbo, nelle 21 pagine del ricorso, ha individuato una serie di vizi nella procedura di approvazione che ne renderebbero necessario l’annullamento.

Siamo fiduciosi nelle nostre motivazioni e nel loro accoglimento, commenta il legale, quantomeno nella riapertura della discussione dinanzi al Tar. Le nostre ragioni, e quelle della popolazione da sempre ostile all’opera, dovranno essere ascoltate prima che il danno diventi irreparabile.