Le associazioni accolgono con soddisfazione la notizia della sospensione della caccia ai cervi in Abruzzo, una decisione che rappresenta una speranza di poter tutelare realmente la fauna selvatica. La caccia, prevista per il mese di ottobre, grazie al Consiglio di Stato è quindi sospesa almeno fino al 7 novembre quando si esprimerà la Camera di Consiglio, spiega una nota.
A seguito del procedimento davanti al TAR Abruzzo, che non ha accolto il ricorso contro la delibera della Giunta Marsilio, LAV, LNDC Animal Protection e WWF si sono rivolte al massimo grado della giustizia amministrativa ottenendo la sospensione del provvedimento dell’amministrazione regionale fino alla discussione in camera di consiglio che si terrà giovedì 7 novembre.
È impensabile continuare a giustificare la caccia come soluzione che possa favorire la convivenza fra i cittadini e gli animali selvatici. Il nostro obiettivo deve essere quello di cercare alternative più rispettose per l’ambiente e per gli animali stessi, affermano le associazioni. La caccia ai cervi rappresenta una soluzione di comodo che ignora le possibili alternative non violente, a favore della lobby venatoria.
LAV, LNDC e WWF sottolineano come, oltre agli ovvi danni causati alla popolazione di cervi, la caccia rischi di creare squilibri ecologici importanti in ecosistemi già fragili. L’eliminazione di esemplari adulti e cuccioli potrebbe avere ripercussioni sulle dinamiche di crescita e riproduzione della specie, con potenziali conseguenze a lungo termine sulla biodiversità locale.
La decisione di sospendere la caccia, quindi, non è solo una vittoria per gli animali, ma un passo nella direzione di un approccio più scientifico e responsabile alla gestione della fauna selvatica. LAV, LNDC Animal Protection e WWF saranno quindi davanti al Consiglio di Stato per portare le loro ragioni nella speranza di ottenere uno stop definitivo a questa follia.
Ribadiamo l’importanza di considerare gli animali selvatici non come risorse da sfruttare, ma come parte integrante del nostro patrimonio naturale, che va tutelato e rispettato. Non possiamo permettere che l’interesse di pochi prevalga sulla salvaguardia della natura e degli animali che la abitano. L’unica via è quella del rispetto e della convivenza pacifica, concludono.
Oggi sarebbero dovuti partire gli abbattimenti, ma la Regione e gli ATC non erano stati in grado di chiudere correttamente la procedura di autorizzazione, dimostrando un’evidente incapacità nel gestire questo tipo di provvedimenti. Questa circostanza la dice lunga sul grado di preparazione del settore regionale a cui il Presidente Marco Marsilio ha voluto affidare il destino di 469 cervi e più in generale la fauna selvatica abruzzese.
Continuiamo a chiedere alla Regione di tornare indietro. Marsilio deve prendere atto che non ci sono né i motivi, né – a questo punto – le condizioni tecnico-procedurali per consentire ai cacciatori di uccidere quasi 500 cervi. Farebbe sicuramente una più bella figura bloccando questa strage e avviando un confronto serio libero dagli obblighi che evidentemente ha assunto con i cacciatori nella recente campagna elettorale. Da parte nostra, come abbiamo detto fin dall’inizio, continueremo la nostra campagna per impedire che l’Abruzzo da regione dei parchi diventi la regione delle doppiette.