Nella seduta straordinaria del Consiglio comunale di ieri, il manager della Asl aquilana Roberto Testa, avrebbe dovuto dire se siamo pronti ad affrontare una terza ondata e se siamo pronti con le vaccinazioni. Non lo sappiamo perché non lo ha detto. Il parlamentare leghista, Luigi D’Eramo, intervenuto duramente nel corso della seduta, farà un’interrogazione parlamentare al ministro Speranza per far luce sulle ombre di una gestione opaca, densa di ritardi sul potenziamento degli ospedali e delle terapie intensive per affrontare la pandemia, di freni invisibili per la crescita del San Salvatore e per un laboratorio interno per i test molecolari mai nato, come pure è stata negata la convenzione con un’eccellenza del territorio, DanteLabs, capace di processare tamponi nel giro di qualche ora. Al posto nostro ha lavorato l’Istituto Zooprofilattico di Teramo.
E di fatto un impalpabile remare contro continuo tra le mura di casa nostra e non abbiamo ancora ben capito per fare il gioco di chi. Del centro sinistra pescarese che punta al Dea di secondo livello?
Sarebbe il super ospedale Chieti/Pescara che attrarrebbe tutte le eccellenze mediche che all’Aquila, al contrario, pare non debba nascere, e i segnali di frenata ci sono tutti, ma in rarissimi, tra i nostri rappresentanti consiliari, li vogliono vedere. Intanto la nomina di Alfonso Mascitelli alla direzione sanitaria della Asl aquilana per tre anni. Ottimo professionista pescarese a capo dell’Agenzia sanitaria regionale sotto la reggenza di Luciano D’Alfonso, Pd, il presidentissimo che non ha fatto altro che lavorare per il super ospedale Chieti/Pescara, anche con il raddoppio della centrale del 118, all’Aquila appena avviata dalla Regione Abruzzo, voluta per forza anche a Pescara.
Ci fosse stato uno, ieri, a denunciare questi fantasmi invisibili e a sostenere L’Aquila che invece a fatica rivendica il ruolo che le spetta. Non metto in discussione né il valore tecnico né quello umano di Alfonso Mascitelli, ha detto il sindaco Pierluigi Biondi in Aula, ma un pezzo di quel sistema che ha penalizzato la sanità aquilana oggi si trova a gestire la sanità della città e della provincia. Individualmente e come presidente del Comitato ristretto dei sindaci sarò lì a vigilare che la nostra sanità non debba subire le mortificazioni del passato.
Mortificazioni denunciate anche dall’impegno di Americo Di Benedetto, tra i rari che studiano le carte, sventolate ieri ai colleghi sulla proposta di riordino della rete ospedaliera regionale che porterebbe una neurochirurgia a Teramo, per noi irricevibile, ha detto, un’altra progettualità motivata per la lentezza del traforo, ma questo significa che un Dea L’Aquila/Teramo la Regione non lo vuole. I posti letto del covid hospital di Pescara saranno riconvertiti in posti per favorire il Dea di II livello. Tutti argomenti sfuggiti ai nostri rappresentanti consiliari. Nonostante la palese volontà di spoliazione del capoluogo e della provincia con un’azione strisciante per frenare L’Aquila perché rimanga indietro.
D’Eramo ha denunciato un file rouge che lega scelte a una parte politica che si riconosceva in un meccanismo perverso che passa dalle consulenze legali alle direzioni sanitarie, oltre al fatto che qualcuno si è prodigato per chiedere al centro sinistra un atteggiamento più sobrio, ma non perché si è scelto il migliore (ndr Mascitelli), no, perché potrebbe avere una mediazione con una parte del centro sinistra di questa città.
Per fare cosa?
Il parlamentare leghista vuole chiarezza sui 690mila euro di cause della Asl affidate ad un solo avvocato, sui sinistri trasversalismi politici, su un debito generato di 30milioni di euro e sui 200mila euro di pareri legati alle azioni del manager. Denunce pesantissime su cui dovrebbe indagare una commissione d’inchiesta, tuttavia ieri, il conto politico di tante gravità, ritardi, trasversalismi e silenzi, non lo ha chiesto nessuno.