È stato assegnato a Demas Nwoko, artista, designer e architetto nigeriano, il Leone d’Oro alla carriera della 18. Mostra Internazionale Architettura della Biennale di Venezia, dal titolo The Laboratory of the Future.
La decisione è stata approvata dal cda della Biennale presieduto da Roberto Cicutto, su proposta della curatrice Lesley Lokko. La cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Architettura 2023, si terrà sabato 20 maggio 2023 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia.
Uno dei temi centrali della 18. Mostra Internazionale di Architettura è un approccio all’architettura come campo di attività espanso, che comprende sia il mondo materiale che quello immateriale; uno spazio in cui le idee sono importanti quanto i manufatti, in particolare al servizio di ciò che deve ancora venire. Tuttavia, con tutta la sua enfasi sul futuro, sembra del tutto appropriato che il Leone d’Oro alla carriera venga assegnato a chi ha al suo attivo una produzione di opere materiali che coprono gli ultimi settanta anni, ma la cui eredità immateriale – approccio, idee, etica – è ancora in via di valutazione, comprensione e celebrazione, si legge nelle motivazioni ufficiali della curatrice.
Baba (titolo onorifico nigeriano) Demas Nwoko è tutto in una volta: architetto, scultore, designer, scrittore, scenografo, critico e storico. Quando viene interpellato, si riferisce a se stesso come a un “artista-designer”, il che dice molto sia della natura poliglotta dei suoi talenti e delle sue opere, sia dell’interpretazione piuttosto ristretta della parola “architetto”, che ha probabilmente tenuto il suo nome fuori dagli annali.
Figlio di un tradizionale Obi (sovrano), è nato nel 1935 a Idumuje-Ugboko, nel sud della Nigeria. Le sue prime incursioni nella pittura, nel disegno e nell’intaglio presso la scuola secondaria di Benin City lo hanno spinto poi a studiare architettura al Nigerian College of Arts, Science and Technology di Zaria. Tuttavia, la scoperta che il corso si concentrava più sulle capacità di disegno tecnico che sulla immaginazione creativa, gli ha fatto cambiare rotta per applicarsi allo studio delle belle arti. È stato uno dei membri fondatori della Zaria Art Society – con Yusuf Grillo, Bruce Onobrakpeya, Uche Okeke e Simon Okeke, noto anche come “Zaria Rebels” – interessati a una miscela di modernità ed estetica africana come linguaggio autentico che riflettesse il crescente spirito di indipendenza politica negli anni Quaranta e Cinquanta.
Questo profondo desiderio di fondere e sintetizzare piuttosto che di spazzare via, ha caratterizzato il lavoro di Nwoko per oltre cinquant’anni. È stato uno dei primi creativi nigeriani dello spazio e della forma a criticare la dipendenza della Nigeria dall’Occidente per i materiali e i beni importati, oltre che per le idee, ed è sempre rimasto impegnato nell’utilizzo delle risorse locali.
Sebbene siano relativamente pochi, gli edifici di Nwoko in Nigeria svolgono due ruoli fondamentali. Sono i precursori delle forme di espressione sostenibili, attente alle risorse e culturalmente autentiche che stanno attraversando il continente africano – e il mondo – e puntano verso il futuro, un risultato non da poco per chi è ancora in gran parte sconosciuto, anche a casa. Nel 1977, a proposito del primo lavoro commissionato a Nwoko per la costruzione del complesso per l’Istituto Domenicano di Ibadan, il critico di architettura Noel Moffett scriveva: “Qui, sotto un sole tropicale, architettura e scultura si combinano in un modo che forse solo Gaudí, tra gli architetti, è stato in grado di fare in modo convincente”.
È per me motivo di enorme orgoglio e piacere assegnare il Leone d’Oro alla carriera a Baba Demas Nwoko, architetto del XX e XXI secolo, e incoraggiare tutti i visitatori della 18. Mostra Internazionale di Architettura a visitare la piccola ma preziosa e articolata esposizione del suo lavoro allestita nel Padiglione Stirling ai Giardini, accanto al Progetto Padiglione del Libro di The Laboratory of the Future, conclude Lesley Lokko.