Da corso Vittorio Emanuele verso il Duomo, attratta da Bruce Springsteen che arriva da capo piazza, vedo che c’è Alberto Capretti, è domenica e si sta bene. Con la sua bella cultura musicale lui ieri c’era, insieme ad un paio di colleghi che con l’abbigliamento hanno attirato curiosi del fine settimana, è passato anche Maurizio della Fenice. Aquilani pochi, per la verità. Un po’ di gente a risalire col gelato verso quel banco, a chiedere di chi era quel cd per poi comprarlo, magari con una maglietta di un campione del calcio per un bimbo. Quelle si vendono bene, mi dice Alberto, parliamo poi della città, del fatto che non molla ma fatica, fatica la sua categoria, fatica anche la mia gli dico, fatichiamo in molti perché tutti quei soldi che dovevano arrivare col cantiere più grande d’Europa, si sono fermati da qualche altra parte. Concentrati nelle mani di pochi residenti, con i lauti incarichi tra tecnici e amministrativi della ricostruzione e di tante imprese che li portano fuori città. La domenica c’è il turista della domenica, quello dei dintorni che passa un paio d’ore guarda i palazzi in cantiere e poi se ne va. I pochi bar aperti e gelaterie lavorano, anche il negozio di Peppe verso la Villa comunale e il bar di Luca. Una traversa per il Corso mostra un portale in pietra bianca appena restaurato ed un madonnina più su, uno scorcio carino, vado più su per vedere come recupereranno la casa dove dimorò Giuseppe Mazzini, ma i puntelli non consentono di andare oltre. Locandine, annunci ed avvisi sono ovunque, datati, i più nuovi indicano dicembre 2016 altri più vecchi ad informare una vita cronologicamente scomposta da un decennio che si concentra solo sull’asse centrale e non guarda oltre. A via Sassa lo storico Conservatorio Casella, poi liceo, è drammaticamente abbandonato, i soldi ci sono dal 2009, più giù verso la Beata Antonia anche il monastero mostra i segni di una messa in sicurezza di anni fa. Tra i crateri delle demolizioni qualche casa è stata recuperata, ci vivono, sono però isolati e coraggiosi tra le mille polveri sottili che avvelenano un centro che rinasce a compartimenti stagni e senza una regia. E’ bello girare la domenica senza cantieri aperti, tanto per annusare un po’ di vita normale.